venerdì 29 giugno 2012

INDICATORE DI FORZA DELLE SEQUENZE SISMICHE DELL’AQUILANO, PIANURA PADANA EMILIANA E GIAPPONE

Questo indicatore misura e descrive un grande evento più di qualsiasi altro indicatore.
Ogni volta che si ha un aumento dei valori della magnitudo e del numero del numero delle scosse, si ha l’impatto di un terremoto.
L’indicatore di forza si concentra su tre tipi d'informazioni sismiche: valori della magnitudo, misura della variazione della magnitudo e numero d'eventi.
La forza della sequenza è definita dalla sua direzione, distanza e numero d'eventi.
In generale se i valori sono sopra la linea dello zero, la forza è positiva, se inferiori è negativa.
Maggiore è la variazione dei valori della magnitudo ed il numero degli eventi, maggiore è la forza della sequenza.
Nelle figure seguenti sono riportati i grafici dell’indicatore di forza pre-evento delle sequenze sismiche dell'Aquilano, Pianura padana emiliana e Giappone.

© RIGA GIULIO












































































giovedì 28 giugno 2012

SEQUENZA SISMICA DELLA SICILIA SUD ORIENTALE 06/2012

La serie temporale dei valori di magnitudo dei terremoti che si sono verificati dal 1973 al 2012, mostra un evento estremo avvenuto il 13 dicembre 1990 (Mw = 5,6) seguito da eventi secondari di magnitudo compresa tra 4,5-4,9 Mb.
La lunga fase d'assestamento che ha accompagnato il massimo del 13 dicembre 1990 si è sviluppata  fino a circa il 38% dal massimo (fine fase d'assestamento dicembre 2002).
In seguito, la serie temporale dei valori della magnitudo mostra un’ampia fase d'accumulazione d’energia.
Nel corso degli ultimi giorni del mese di novembre 2009 la sequenza sismica si è notevolmente rafforzata raggiungendo un valore di magnitudo di 4,4 Mb.
L’indicatore EPTM1posto in fondo al grafico dei valori di magnitudo e l’indicatore EPTM13 riportato sopra il grafico, evidenziano l’ultimo segnale d’attenzione collegato all’attuale attività sismica.
Il grafico mostra chiaramente un incremento dei valori di magnitudo nella parte terminale della sequenza e un ultimo segnale (triangolo rosso), probabilmente di chiusura del ciclo, se nei prossimi giorni non sarà superato il valore di 4,4 Mb.



lunedì 25 giugno 2012

SEQUENZA SISMICA DELLA PIANURA PADANA EMILIANA 06/2012

Il modello sperimentale “Previso” utilizza al momento 13 algoritmi per localizzare l’epicentro e stimare la magnitudo analizzando le 5-10 scosse che precedono l’evento principale.
Gli algoritmi EPTM12 ed EPTM13 d'ultima generazione e non ancora ultimati, eseguono analisi di breve-imminente periodo (ore-giorni).
Testati per la prima volta nell’analisi della fase d'assestamento della sequenza sismica della pianura  padana emiliana hanno fornito con precisione i segnali d’inizio delle fasi di caos che precedono le scossa medio-forte.
Il valore della magnitudo associata al segnale, presenta ancora delle imprecisioni che si sta cercando di risolvere attraverso i tests.
I precursori analizzati dagli algoritmi sono i “foreshocks caratteristici” e le “microsenquenze”, in pratica le scosse deboli singole o associate  che avvengono prima di un terremoto principale.
La loro decodifica, in alcune condizioni, consente di stimare il valore della magnitudo e l’epicentro della scossa principale con estrema precisione.
Per un corretto utilizzo degli algoritmi occorre inserire i valori della magnitudo in tempo reale e seguire in  continuo la sequenza (nella fase d'assestamento si  possono generare più segnali ad intervalli di poche ore).
I risultati ottenuti sono sperimentali (non valicati dalla Comunità scientifica) e per tale motivo sono soggetti ad errori.

Analisi della sequenza

Negli ultimi 40 anni nella pianura padana si sono verificate 114 scosse di magnitudo 4,3 M, 16 di magnitudo 5,0 M e solo 3 di magnitudo 5 (dati USGS).
Le tre scosse di magnitudo uguale o maggiore di 5,5 M sono accadute tra il 20 ed il 29 maggio 2012.
Delle 114 scosse di magnitudo uguale o maggiore di 4,3, solo una è stata seguita dopo tre giorni da una scossa di magnitudo 5,0 M.
L’analisi della sequenza d'assestamento seguita alla scossa del 20 maggio 2012, evidenzia un secondo evento (il 29 maggio) con una magnitudo, posizione e profondità ipocentrale  non conformi alla sequenza.
Al momento i dati disponibili non consentono di stabilire se questa seconda scossa è un aftershock “caratteristico” o una nuova scossa.
Questa incertezza incide sui tempi di chiusura della fase d’assestamento che nella prima ipotesi sarà  lunga.
La struttura della sequenza sismica post 5,8 M e l'incatore di forza (IFS cumulato-assestato sotto la lenea dello zero) sembrano avvalorare l’ipotesi di "nuova scossa" preceduta da una breve fase d'assestamento anomala.
Gli aftershocks di diverso ordine di questa scossa sono ben ordinati nella sequenza d'assestamento.


Analisi d'immediato periodo

Negli ultimi due giorni le scosse non hanno superato il primo forte livello posto a 3,6 M (la scossa maggiore registrata è stata di 3,1 M).
Sull’indicatore EPTM1 non si è ancora attivato nessun segnale d’attenzione di breve periodo  mentre sull’indicatore EPTM12 alle ore 3:43:50 (tempo origine UTC) è comparso un segnale al quale possono essere associate scosse di magnitudo 2,1-3,2 M.
I livelli che ostacolano la risalita dei valori di magnitudo sono 3,6 M, 3,8 M ed il forte 4,3 M, non facile da superare nell’immediato periodo.

In sintesi: la struttura complessiva della sequenza sismica negli ultimi giorni è continuata a migliorare. I valori di magnitudo dinamici si sono portati sotto il livello di 3,8M (livello superiore d’oscillazione dei valori di magnitudo nella sequenza di lungo periodo).
Nei prossimi giorni speriamo d’individuare altre informazioni tecniche per capire se l’evento del 29 maggio (5,8 M) deve essere considerato un aftershock caratteristico” o una nuova scossa.
Gli elementi  tecnici individuati dagli algoritmi sono sufficienti per archiviare la sequenza di medio- lungo periodo in atto se l’evento del 29 maggio si considera come “nuova scossa”.



domenica 24 giugno 2012

DANNI PSICOLOGICI DI UN TERREMOTO


Come ben si sa le scosse forti che hanno colpito l’Emilia il mese scorso sono state due. La prima, il 20 maggio e la seconda, 9 giorni dopo, il 29 maggio. Ufficialmente e’ stata più forte la prima (5,9 di magnitudo contro il 5.8 della seconda). Ma se si va a parlare con chi ha vissuto veramente questa tragedia, si evince che la seconda è quella che ha toccato di più i popoli dell’Emilia. Ciò di cui stiamo parlando ha un nome. E si chiama ‘ricaduta’. E’ lo stesso concetto di quando si prende un’influenza, si guarisce e tempo 5 giorni, torna di nuovo perchè non si era  guariti bene. Quella ricaduta influenzale susciterà non poca rabbia. Nel caso di una tragedia naturale e non prevista come un terremoto, l’effetto e’ inevitabilmente elevato all’ennesima potenza.

Se le persone dopo la prima scossa, avevano la voglia di rimboccarsi le maniche per ricominciare e ripartire, dopo la seconda hanno avuto il colpo di grazia, capendo che forse la situazione non era risolvibile in poco tempo, ma che lo sciame sarebbe durato molto più a lungo.

Gli effetti psicologici? Paura, depressione, incapacità a reagire. Ciò che si vede, e’ che un fenomeno al quale nessuno e’ estraneo, senza distinzioni di età, di classe sociale o di sesso. Forse gli unici ad essere al di fuori di tutto ciò sono i bambini, che per loro natura vedono il tutto quasi come un diversivo.

I disagi che stanno vivendo le popolazioni colpite sono innumerevoli. A partire dai danni nelle case e dalla consapevolezza che non sarà facile tornare alla vita normale in poco tempo. Un altro grosso problema da sottolineare e’ la distruzione dei centri storici. Centri, che culturalmente, come tipico dei piccoli centri italiani, rappresentano culturalmente un luogo di aggregazione. Luoghi che in molti paesi non esistono più. E ciò rende molto più difficile ripartire e gli effetti psicologici molto forti.

Pensando poi come e’ finita all’Aquila dove sono state create le New Town, come se le persone necessitassero solo di un tetto e non di una casa, in senso molto più esteso. Il rischio e’ che anzichè ricostruire la vita delle persone, si finisca per ricostruirne la sopravvivenza.




martedì 19 giugno 2012

SEQUENZA SISMICA DEL POLLINO

Il 28 maggio 2012 è stata superata la prima soglia d'attenzione posta a 3,9-4,0 M indicata nell’aggiornamento n.3 del 9 dicembre 2011.
Osservando il grafico dei valori della magnitudo, con il dettaglio del recente evento sismico del 28 maggio di 4,3 M, si nota una breve fase d'assestamento che ha portato l’indicatore EPTM1 su valori negativi prossimi a quelli d’inizio del segnale.
Il grafico dell’indicatore di forza “cumulato-assestato”, nel corso delle ultime settimane si è rafforzato.
Il superamento della linea dello zero (linea rossa) fornirà un nuovo segnale in grado di spingere i valori di magnitudo in area 4,86-5,80, target  rilevabile tramite l’analisi degli indicatori EPTM12-13.
L'analisi di tutti gli indicatori evidenzia una sequenza sismica che aumenta con velocità e direzione, elementi tipici per ipotizzare un evento sismico importante, visto che fino al sisma di 4,3 M non è ancora stato raggiunto il principale target  rilevabile tramite l’analisi degli indicatori e posto a 5,8-6,3 M.

Le previsioni sperimentali e provvisorie relative all’area monitorata sono riportate nella tabella seguente.


Area
Lat. 39,8 - 40,3
Lon. 15,6-16,5
Posizione dello sciame
Parte iniziale di una fase di disordine
Epicentro (ERM6)
Lat. 16,106
Lon. 39,902
Magnitudo 1
5,8-6,3
Magnitudo 2*
7,4-7,5
Profondità ipocentrale
6,95-7,69 km (ERM2-3-6)
Tipo di sequenza ipotizzata
1-3-5 o 1-3 moltiplicativa con chiusura veloce del “gap” lasciato dopo il terremoto del 1998.

* Riferita al terremoto di lungo termine previsto in Calabria nel medio periodo del  quale è stato individuato l’epicentro non nell’area del Pollino (segue analisi).









lunedì 18 giugno 2012

SEQUENZA SISMICA DELLA CALABRIA

Individuata la parte terminale di un'anomalia di lungo periodo sulla sequenza della Calabria.
Nei prossimi gioni seguirà un'analisi dettagliata con la localizzazione attuale dell'epicentro e della magnitudo attesa.

CALABRIA, UNO SCIAME SISMICO DIMENTICATO



Calabria, uno sciame dimenticato

Pubblicato da Roberto Riga il Giovedì, 01 Marzo 2012 in Generica


Inizio 2009, sciame sismico in Abruzzo. Peccato che l’Abruzzo sia una regione troppo insulsa per avere una rilevanza economica o mediatica. 2011, sciame sismico in Calabria. Solo che la Calabria è un’inutile punta che dà verso l’altrettanto inutile Africa, perché darci peso?
                                                                                                                                                                                         
Eppure per una settimana a gennaio non si è parlato d’altro. Terremoto a Milano, terremoto a Bologna, terremoto a Torino, terremoto a Pizzighettone (vi giuro che ho letto anche un articolo che faceva riferimento a questo piccolo borgo del cremonese), come se improvvisamente un vatusso avesse messo il suo piedone nel bel mezzo di piazza Duomo. Forse solo al terzo giorno di scosse si sono messi in testa di definirlo finalmente ‘terremoto nel Nord Italia’, anche se la definizione non è molto altisonante. Comunque alla fine si è trattato di un terremoto intorno al 5° grado Richter con epicentro nel reggiano. Se l’avessero definito fin dall’inizio ‘terremoto di Reggio Emilia’ non avrebbero fatto una lira di danno, anziché scomodare nelle interviste anche i vacanzieri bianchi di Courmayeur.
                                                                                                                                                                                  
Oggi mi ricordo non solo di essere italiano (cosa che vi prometto farò ogni giovedì in una mia piccola rubrica dedicata al ‘glocale’), ma addirittura calabrese, mettendo mano al mio suddismo e borbonismo radicato da anni ed anni di infanzia e spensierata giovinezza vissuta nell’ormai defunto Regno delle Due Sicilie. Non me ne vogliano i miei amici del Nord (io amo la polenta e sono stacanovista come un milanese), ma oggi mi sono deciso a raccontarvi qualcosa che proviene dal profondo sud dimenticato.
                                                                                                                                                                               
Ci troviamo esattamente al confine tra la Basilicata (inutile a volte, ma pur sempre una delle poche regioni dove puoi fare il coast to coast) e la Calabria (altrettanto inutile se non fosse che lì tutto è piccante, anche la notte). Fra queste due regioni sorge una catena montuosa molto aspra, ma vi posso assicurare magnifica, chiamata Pollino. Non c’è nulla su questo Pollino ed è forse per questo che nessuno, nei giornali nazionali, sottolinea che su quel grande ammasso di nulla si sta verificando un fenomeno più unico che raro, quasi da annali della scienza. Per capire cosa sta succedendo ci tocca fare un viaggio nel tempo al settembre 2010 (quasi un anno e mezzo fa), quando sono iniziate le prime scosse di terremoto in quella zona d’Italia. Da quel settembre ad oggi (fino al 24 febbraio, ore 7.04 del mattino), si sono avute oltre 600 scosse di terremoto superiori ai 2° Richter (gradazione dalla quale i sismografi iniziano a segnalare), facendo diventare lo sciame sismico del Pollino uno degli sciami sismici più lunghi degli ultimi 20 anni (quello dell’Aquila durò solo 4 mesi). Questo sciame ha toccato anche picchi di scosse al di sopra del 4° grado, quindi assimilabili in intensità a quelle del Nord Italia di questo ultimo mese.
                                                                                                                                                                                    
Nel capire ciò che effettivamente sta succedendo mi sono andato a vedere un po’ di storia geologica del mondo (questo è il momento Quark). Nella notte dei tempi vi era un solo grande continente chiamato Pangea e da questo continente è iniziato il fenomeno della deriva dei continenti. Sotto la crosta terrestre, noi galleggiamo sul fuoco (quindi Dante non aveva tutti i torti, forse l’Inferno c’è davvero). La crosta è divisa in tanti pezzettini più o meno grandi, che quando si scontrano generano i terremoti. Dove questi pezzi si scontrano sorgono anche generalmente molti vulcani.
                                                                                                                                                                                    
Ed eccovi descritto il Sud Italia! Qui sorgono 4 vulcani attivi (Vesuvio, Stromboli, Vulcano ed Etna) oltre ad una serie di vulcani sottomarini. Tutto il sottosuolo è molto frammentato e diviso in tante piccole zolle le cui rotture si definiscono faglie. Queste si muovono e vengono spintonate come in un flipper da tre macrozolle: quella africana a sud, quella europea a nord e quella mediorientale ad est. Le Alpi sono così alte perché la zolla africana spinge su quella europea e fa innalzare le montagne. Tant’è che un tempo le Dolomiti erano isolotti tropicali (e ciò lo si rinviene anche dai fossili marini che sono stati trovati in Trentino). La macrozolla mediorientale spinge invece dal Mar Ionio. In Calabria tutte queste macrozolle si incontrano, rendendo la penisola calabrese la zona più sismica d’Italia, ed una delle zone più movimentate d’Europa. A titolo esemplificativo vi dico solo che il terremoto dello Stretto, datato 1908 è stato il terremoto più forte della storia europea con i suoi 7.2° della Richter (L’Aquila con i suoi 5,9° a confronto sembrerebbe quasi una culla, peccato che qui i problemi purtroppo siano stati altri).
                                                                                                                                                                                       
Quando ci fu lo scandalo relativo all’incompetenza della Protezione Civile durante il tragico terremoto in Abruzzo, la vice di sua santità Guido Bertolaso, tale Marta Di Gennaro, dichiarò in una puntata di Annozero, che i terremoti sono imprevedibili e che si possono fare solo studi relativi alla rischiosità di un territorio per serie storiche (della serie se il culo ti si muove una volta è altamente probabile che ti si muova anche una seconda, scusate il francesismo ma mi sto infervorando). Quella lince di Marta Di Gennaro ha continuato sostenendo che la Protezione Civile, in virtù di queste serie storiche, sa per certo che una regione del Sud Italia (nella quale non vi sono terremoti da molto tempo, ma molto sismica), nei prossimi venturi 20 anni, potrebbe subire un forte (e disastroso) terremoto, ma che ovviamente non poteva rivelare, lì in TV a bruciapelo, quale fosse per non generare panico. Allora, visto che a me i segreti non piacciono (nemmeno quando da piccolino i miei amichetti mi dicevano le cose all’orecchio me le riuscivo a tenere) ed ho un certo feeling su quale possa essere questa regione, ora vi analizzo io qui in questo post le serie storiche dei terremoti in Calabria.
                                                                                                                                                                                          
Partiamo dal presupposto che il Sud Italia è composto da: Abruzzo (che ha ballato il suo flamenco di recente), Molise (se penso a quell’asilo ancora mi viene da incazzarmi di brutto), Campania (in Irpinia ballarono la cucaracha nel 1980, e Dio solo sa se non se ne vedono ancora le conseguenze in alcuni palazzi di Napoli), Sicilia (nel 1968, mentre a Woodstock si provava a cambiare il mondo, la terra cambiava i paesaggi in Belice). Nella mia analisi rimangono la Puglia (che però non è specificatamente ‘molto sismica’, basta vedere qualunque cartina ufficiale sulla sismicità di un territorio) e guarda un po’, proprio Basilicata e Calabria. Ma ora mi voglio rovinare ed inizio a dare i numeri, fornendovi qualche data di  terremoti storici in Calabria.
                                                                                                                                                                                    
27/28 Marzo e 8 Giugno 1638, tre terremoti scuotono prima la Valle del Crati, poi la piana di Sant’Eufemia ed infine le Serre (per chi non conoscesse la Calabria tre terremoti in 12 ore, da nord a sud, a distanza anche di 100km l’uno dall’altro). Nello stesso anno a giugno si verifica un terremoto di medesima intensità nel crotonese. Magnitudo media fra tutti i tre terremoti 6.8°. 5/6 Febbraio e 28 Marzo 1783, cinque terremoti in due mesi, scuotono prima lo Stretto, poi le Serre, la piana di Lamezia, fino ad arrivare alla città di Catanzaro. Magnitudo media fra tutti i cinque terremoti 6.9°. 8 Settembre 1905, terremoto a Lamezia con magnitudo 7.1° e solo tre anni dopo, il 28 dicembre del 1908 (ripieni dalle scorpacciate post natalizie), terremoto a Reggio Calabria, con relativo maremoto annesso e un bel 7.2° di magnitudo, il più forte della storia europea, 100 mila morti. Nel mezzo di questi anni… Solo silenzio. Così è la terra di Calabria, buona e cara come la sua gente, ma se si incazza… Un ci su santi ca tenanu (concedetemi il dialettismo).
                                                                                                                                                                                  
Non sono della materia, ma ho una buona conoscenza della cosa (per lo meno di cos’è una serie storica) ed i miei ragionamenti non sono del tutto campati in aria. Facendo una media rapida della serie storica che vi ho gentilmente fornito, tra i primi due terremoti vi sono 145 anni di distanza, fra i secondi due 122. La media fra i due numeri è 133. 133 anni in media di distanza fra un terremoto catastrofico ed un altro in Calabria. Mmh.. A questo punto aggiungiamo questo numerino a 1908, ultimo terremoto forte che la Calabria ha vissuto. 2041. Ehm… Non è che quella mattacchiona della Di Gennaro parlava proprio della Calabria? Non voglio mettere angoscia a nessuno ma considerato che tra il 1783 ed il 1905 sono passati 122 anni, penso proprio che ai calabresi tocchi stare all’erta dal 2030 in poi. Proprio nei prossimi 20 anni. I miei ossequi.
                                                                                                                                                                               
Ma allora perché così poco interesse per lo sciame del Pollino? Prima vi ho citato una cartina nella quale si possono vedere gli indici di sismicità delle zone italiane. A dire il vero vi è una classificazione di rischiosità ufficiale e si dà un livello ad ogni comune. Zona 1 è sismicità alta, zona 2 sismicità media, zona 3 sismicità bassa, zona 4 sismicità molto bassa. Con mio enorme stupore, guardando la cartina (che la si può trovare anche su wikipedia) ho scoperto che tutta la Pianura Padana è colorata di grigio (sismicità molto bassa, compreso il comune di Pizzighettone e la stessa Milano), Roma è gialla (sismicità bassa, ecco spiegata la bufala di quelli che dicevano che l’11 maggio 2011 ci sarebbe stato un terremoto disastroso nella Capitale, poi l’hanno gufata così tanto che lo stesso giorno c’è stato in Spagna), il Pollino è semplicemente arancione (sismicità media) mentre la Calabria del Sud, parti della Sicilia, l’Irpinia, l’Abruzzo ed il Friuli sono rossi (sismicità alta, pericolo!). Solo che queste classificazioni sono date da serie storiche (e non da reale presenza di faglie), e visto che in realtà non sappiamo se prima del 1500 (quando la scienza veniva considerata peccato e, complice la Santa Romana Chiesa, si credeva che i terremoti fossero punizioni divine) ci siano stati altri terremoti in quelle zone. Chi può dire quindi che il Pollino non sia effettivamente una zona con un rischio più alto? In questo ragionamento, gli odiati scritti antichi del Liceo (che dovevamo tradurre in noiose versioni) potrebbero dare una mano.
                                                                                                                                                                                 
Ai piedi del Pollino, versante ionico, si trova la piana di Sibari. La città di Sibari, una delle più fiorenti della Magna Graecia, fu distrutta dopo la guerra con Crotone, siamo nel 510 a.C. Secondo Strabone (un geografo e storico sconosciuto ai più, ma fondamentale per la nostra storia), gli esuli di Sibari superarono la montagna (il Pollino) e lì, sul versante tirrenico fondarono la città di Laos, proprio sulle rive del fiume Lao (oggi percorso privilegiato per il rafting agonistico). Oggi da quelle parti sorge il paesino di Orsomarso (uno dei comuni che stanno vivendo questo sciame sismico). Secondo Strabone, Laos era grande quanto Pompei. Solo che a Pompei ci andavamo in gita scolastica a vedere quegli inquietanti corpi pietrificati, mentre Laos chi la conosce? Ai tempi di Strabone e Plinio il Vecchio (quello che studiò l’eruzione del Vesuvio e quindi a cavallo dell’anno 0) già non c’era più. Cosa sarà mai successo alla fiorente Laos? Considerato che è costruita su una faglia, (oggi scoperta dai geologi ed è quella che attraversa la piana di Sibari), è altamente probabile che sia stata distrutta da un terremoto (sicuramente di portate catastrofiche visto che di quella città così grande sono rimasti solo poche vettovaglie conservate nel Museo Archeologico di Reggio Calabria). Può essere come non può essere. Sta di fatto che la Calabria, nonostante sia stata la regione cuore della Magna Graecia (aveva colonie greche in ogni suo angolo dallo Ionio al Tirreno), non ha nessun resto archeologico o rovina ben strutturati da mostrare. C’è solo una colonna a sud di Crotone, così instabile che si muove addirittura quando il vento di grecale sferza sul quell’area. Pensiamo alla Sicilia ed alla sua Valle dei Templi o alla Campania con le rovine di Cuma (o le stesse rovine greche di Napoli). In Calabria solo tante belle leggende, qualche moneta, ed altrettanti cocci di vaso. La Calabria è terra ballerina e non è solo la scienza a dirlo a quanto pare.
                                                                                                                                                                                 
A questo punto per concludere voglio tranquillizzare la gente di Calabria (ed anche me stesso, visto che parte della mia famiglia vive lì). ‘Sciame sismico’ non vuol dire ‘terremoto catastrofico’, anzi talvolta è tutto il contrario. Quando vi sono piccole scosse periodiche vuol dire che l’energia che il terreno potrebbe liberare con una scossa forte, la sta liberando un po’ alla volta. Purtroppo così non è stato in Abruzzo, ma spero che la prossima regione sia più fortunata.                                                                                                              
                                                                                                                                                     
E comunque, una piccola raccomandazione a quelli che si lasciano facilmente prendere dal panico. Se vi capita di sentire dei movimenti strani e sussultori mentre siete stesi nel letto la notte, non pensate subito al terremoto. Magari sono semplicemente i vicini che fanno gli zozzi!

mercoledì 13 giugno 2012

ANALISI DELLA SEQUENZA SISMICA DELLA CALIFORNIA DEL SUD

ANALISI DELLA SEQUENZA SISMICA DELLA CALIFORNIA DEL SUD

Prima del terremoto di Larders del 28 giugno 1992 di magnitudo 7,3 Mw,  la serie temporale dei valori della magnitudo presenta un quadro tecnico positivo.
Dopo il terremoto si è avuta un'amplissima fase d'assestamento (durata fino al 2006), caratterizzata da aftershocks d'ordine decrescente.
Dall’inizio del 2006 la sequenza sismica ha iniziato a rinforzarsi fino al sisma del Mexico del 4 aprile 2010 di magnitudo 7,2 Mw.
Questo sisma può essere classificato come un foreshock intermedio di un ciclo di medio termine in quanto si colloca in prima posizione dopo la fase d'assestamento che ha seguito la scossa del 2 giugno 1992.
In genere ad un  foreshock cos’ì posizionato non seguono altri foreshocks di magnitudo più elevata ma  un evento sismico importante.
Il dettaglio evidenzia nella parte finale della sequenza sismica una breve fase d'assestamento dopo il terremoto del 4 aprile 2010 ed un segnale d'attenzione che si è attivato nel mese di maggio 2012.
Sulla sequenza sismica, aggiornata al 12 giugno 2012, non sono state individuate anomalie sismiche nelle finestre temporali di medio.
Per l'analisi di medio-lungo periodo è stata utilizzata  la serie mensile dei valori della magnitudo.
Nella figura 1 sono riportati i valori della magnitudo del futuro “Big-One” calcolati dagli algoritmi EPTM1-EPTM2 ed EPTM3.
Sul grafico in figura 3 sono riportate le tre onde calcolate dall’algoritmo (linee di colore blu, verde e magenta).
Una procedura analoga (con più onde)  è utilizzata per individuare i segnali d'attenzione riportati sul grafico della figura 2.

Considerazioni sui segnali

I segnali si attivano quando le onde s’avvicinamento.
La decodifica dei segnali precursori avviene attraverso alcune considerazioni che possono indicare l’approssimarsi di un forte terremoto in una certa zona.

Ad esempio:

-          un terremoto può generare altri sismi seguendo regole predeterminate;
-          le piccole scosse tendono a raggrupparsi nel tempo e formare microstutture ed  onde premonitrici sempre di maggiore ampiezza;
-          l’ampiezza dell’ultima onda (la magnitudo del sisma futuro) dipende dall’ampiezza delle onde premonitrici;
-          il monitoraggio delle piccole scosse consente di verificare se il segnale premonitore continua o sta cessando;
-          le scosse che seguono il segnale forniscono le informazioni per calcolare l’epicentro, ipocentro ed il valore dell’evento futuro.





































Figura 1 - Calcolo della magnitudo del "Big-One".








Figura 2 - Segnali d'attenzione ottenuti con l'utilizzo di più onde "caratteristiche" della sequenza.







Figura 3 - Segnali d'attenzione ottenuti con l'utilizzo di tre onde "caratteristiche" della sequenza.






























































martedì 12 giugno 2012

SEQUENZA SISMICA PIANURA PADANA EMILIANA 2012

Sequenza sismica della pianura padana emiliana dell'anno 2012

La serie temporale dei valori della magnitudo dei terremoti che si sono verificati dal 2005 a maggio del 2012, mostra un evento estremo avvenuto il 20 maggio 2012 (M = 5,9) seguito da tre eventi secondari verificatesi il 29 maggio (M = 5,8-5,3-5,2), un quarto evento il 3 giugno (M = 5,1) ed infine l’ultimo il 12/06/12 di 4,3 M (Fonte INGV “Elenco degli ultimi eventi)”.
Gli eventi secondari, considerata la loro posizione nella sequenza sismica e l’energia da essi rilasciata possono considerarsi dei Mainshocks di 1° ordine.
La maggior parte degli ipocentri dei terremoti della sequenza sono avvenuti principalmente nella crosta superiore, meno di 10 km di profondità.
Dopo la scossa di 5,1 M del 3 giugno si nota sul grafico dei valori della magnitudo la formazione di un’anomalia alla quale forse è associata la scossa di 4,3 M del 12 giugno.
Sull’indicatore ERPM12 si è attivato un segnale d'attenzione.
L’indicatore evidenzia come una scossa compresa tra di 4,4-4,7 M o superiore è un chiaro segnale d'inversione della sequenza per un futuro inizio di un nuovo ciclo di breve-medio termine da seguire con attenzione.
Un valore della magnitudo inferiore a 4,2 M e l’annullamento dell’anomalia fa sperare in una chiusura della crisi sismica iniziata nel mese di dicembre 2011.


Calcolo sperimentale del valore della magnitudo del terremoto del 20 maggio 2012.

Per il calcolo del valore della magnitudo attesa sono stati  utilizzati gli algoritmi EPTR1 e EPTR12 e i database ANSS e ISIDE.
Sull’indicatore EPTR1 sono riportati i segnali d’attenzione forniti dall’algoritmo prima dell’evento principale.
Nella figura 1 dopo il segnale d’attenzione (freccia di colore rosso), l’indicatore sale rapidamente raggiungendo un valore massimo poco prima dell’evento (segnali di colore rosso).
Nella figura 2 l’indicatore sale più velocemente rispetto a quello calcolato con  i dati forniti dal database ANSS, senza raggiungere il massimo della forza.
Nelle tabelle seguenti sono riportati i valori della magnitudo attesa calcolata dagli algoritmi utilizzati

<></><></><></><></><></><></><></><></><></>
SEGNALI
EVENTO
ANSS
6,1 Mw (20-05-2012)
ISIDE
Obiettivo = 5,5 – 6,3 Ml
5,9 Ml

Tabella 1 – Valori della magnitudo calcolati con l’algoritmo EPTR1

DATABASE
SEGNALI
EVENTO
ANSS
Obiettivo = 6,1 – 6,3 Mw
6,1 Mw (20-05-2012)
ISIDE
Obiettivo = 5,95 – 6,1 Ml
5,9 Ml


Tabella 2 – Valori della magnitudo calcolati con l’algoritmo EPTR12





































Calcolo dell’epicentro



I risultati sono riportati sulle tabelle e sui grafici seguenti.


DATABASE
ERM2
ERM3
ERM6
EVENTO
ANSS
LONG. 10,717
LAT. 45,155
LONG. 10,672
LAT. 45,111
LONG. 10,701
LAT. 44,974
LONG. 11,33
LAT. 44,92(20-05-2012)

Tabella 3 – Epicentri calcolati con l’algoritmo EPTR1


DATABASE
ERM2
ERM3
ERM6
EVENTO
ANSS
LONG. 10,948
LAT. 44,787
LONG. 10,935
LAT. 44,723
LONG. 11,025
LAT. 44,817
LONG. 11,228
LAT. 44,889(20-05-2012)


Tabella 4 – Epicentri calcolati con l’algoritmo EPTR12






































Calcolo della profondità ipocentrale

I risultati sono riportati sulle tabelle e sui grafici seguenti.


DATABASE
ERM2
km
ERM3
km
ERM6
km
EVENTO
km
ANSS
9,083
11,665
---
10 (20-05-2012)

Tabella 5 – Ipocentri calcolati con l’algoritmo EPTR1


DATABASE
ERM2
km
ERM3
km
ERM6
km
EVENTO
km
ANSS
4,757
15,593
---
6,1  (20-05-2012)


Tabella 6 – Ipocentri calcolati con l’algoritmo EPTR12