mercoledì 26 dicembre 2012

TERREMOTO DELL'ISOLA DI SAMOA (2009)

 Il 29 settembre del 2009 una scossa di magnitudo 8.1 Mw con ipocentro a 18 km sotto il fondo dell’oceano si è verificata a circa 200 km a sud della catena principale delle Isole Samoa, ed a 75 km ad est dell’isola di Tonga.
Il terremoto si è verificato in una regione ad elevata sismicità, con 14 grandi terremoti avvenuti sin dai primi anni del 1900 (questo è stato il più forte terremoto dal 1917).
Le isole di Tonga e Samoa si trovano sulla linea di faglia dove la zolla del  Pacifico s'immerge sotto (subduzione) quella dell'Australia.
La scossa del 29 settembre del 2009 non si è verificata lungo la linea di subduzione della placca del Pacifico, dove in genere avvengono le oscillazioni della piastra in subduzione prima di entrare nella zona di subduzione, ma a nord della zona di massima curvatura della linea di faglia dove gli sforzi sono maggiori.

La sequenza di lungo periodo è caratterizzata da sette eventi di magnitudo compresa tra 6.9 e 7.8 della scala Richter prima della scossa del 29 settembre 2009.
Il grafico dei valori di magnitudo, dopo la scossa del 28 settembre 2006 di magnitudo 6.9 Mw appare muoversi in una struttura di accumulazione di energia del tipo “Tia” abbastanza definita, di notevole ampiezza e nella cui parte terminale, è presente un’anomalia sismica di breve periodo (precursore sismico) abbastanza comune ed inglobata in una microstruttura “Tsd”.
L’anomalia sismica composta di numerose scosse, presenta una discreta inclinazione ed alcune microstrutture sismiche che anticipano il peggioramento della sequenza di breve periodo.
Gli algoritmi EPTM8 ed EPTR12 hanno individuato con molto anticipo e precisione i potenziali aumenti dei valori di magnitudo e l'obbiettivo d’immediato periodo.
I risultati ottenuti con il software “Previso”, utilizzando i dati registrati dal 01/01/73 al 16/09/09 (fino alla penultima scossa) sono riportati nelle tabelle seguenti.

Previsione dell’epicentro

EVENTO DEL 29/09/09 – 8,1 Mw
Latitudine -15.49 – Longitudine  -172.10

Area analizzata
Latitudine:   12S  -   20S
Longitudine:   168W  -  176W

ALGORITMO
EPICENTRO PREVISTO
ERM2
Lat. -15.911
Long. -172.96
ERM3
Lat. -15.844
Long. -173.232


Previsione del valore della magnitudo

EVENTO DEL 29/09/09 – 8,1 Mw

ALGORITMO
EPICENTRO PREVISTO
EPTM1
7,9 - 8,5 M
EPTM2
9,25 - 8,3 M
EPTM3
7,9 M
EPTM4
8,4 M
EPTM12
8,0 M



Le analisi  sono state eseguite con il software sperimentale ” Previsio” non ancora pubblicato e validato dal mondo scientifico.
I risultati ottenuti non sono pienamente utilizzabili.
Tutte le parti delle previsioni sono riservate. Nessuna parte può essere riprodotta nella forma o nel significato senza il permesso scritto dell’autore.
©   Dr. Geol. Giulio Riga – RIPRODUZIONE TASSATIVAMENTE VIETATA

Figura 1 - Andamento temporale dei valori di magnitudo ed indicatori della sequenza sismica.
Figura 2 - Previsione dell'epicentro
Figura 3 - Ubicazione dell'epicentro previsto dagli algoritmi ERM ed epicentro della scossa del 29 settembre 2009.

domenica 23 dicembre 2012

AGGIORNAMENTO SULLA SEQUENZA SISMICA DEL POLLINO 12/2012

Il Lupetto del Pollino (nome dato a questa sequenza sismica) continua ad alternare fasi di accumulo e di rilascio di energia con episodi terminali non forti da circa due anni.
Le due scosse di magnitudo 3.4 e 2.8 Ml registrate il 18 dicembre hanno trasferito temporaneamente l’epicentro di un eventuale terremoto forte verso la faglia di Castrovillari.
Probabilmente il piano della faglia è stato interessato da una frattura che si è propagata fino a questo momento solo dal basso verso l’alto.
Non si esclude la propagazione della frattura in direzione parallela alla faglia di Castrovillari e precisamente tra gli abitati di Morano Calabro e Castrovillari (questo tipologia di fatturazione si è già verificata altrove ma l’innesco e l’evoluzione temporale non è ancora comprensibile).
La struttura  tecnica della sequenza sismica fino ad oggi, continua ancora a non convincere.
I valori raggiunti dagli indicatori “energetici” evidenziano che l’energia scaricata in questi ultimi sei giorni è minore rispetto a quella accumulata.
L’indicatore di forza si è portato sopra i 60 punti e sulla struttura della sequenza d’immediato periodo (ore/tre giorni) si è formata nuovamente una microstruttura “M2”.
La sequenza dei valori di magnitudo  uguale o maggiore di 2.0 Ml è quasi  in standby da tre giorni e  gli indicatori “energetici” sono posizionati su valori non tranquilli (in fase di rilascio di energia).
Il Lupetto del Pollino fino ad oggi non è riuscito a passare il livello sismico di 3.4 Ml. Questo è un livello molto importante che non deve essere superato. Sopra questo livello la sequenza sismica ha due soluzioni di cui una negativa ed una positiva.
Solo il ritorno dell’indicatore di forza prima sotto i 30 punti e poi sotto la linea dello zero consentirà di archiviare questa sequenza sismica molto anomala.
A questo punto, fino a quando non sarà superato il primo livello sismico di magnitudo 3.4 Ml, si può stare tranquilli.



Le analisi  sono state eseguite con il software sperimentale ” Previsio” non ancora pubblicato e validato dal mondo scientifico.
I risultati ottenuti non sono pienamente utilizzabili.
Tutte le parti del blog sono riservate. Nessuna parte può essere riprodotta nella forma o nel significato senza il permesso scritto dell’autore.
©   Dr. Geol. Giulio Riga – RIPRODUZIONE TASSATIVAMENTE VIETATA

Figura 1 - Andamento temporale dei valori di magnitudo ed indicatori della sequenza sismica.

Figura 2 - Indicatore di forza della sequenza sismica.

domenica 16 dicembre 2012

SEQUENZA SISMICA DELL'AQUILA

Serie temporale delle magnitudo dal 1 gennaio al 14 dicembre 2012

La fase di assestamento che ha accompagnato il massimo del 6 aprile 2009 si è mossa in una struttura discendente ben definita fino a raggiungere, nel mese di agosto, valori sotto il 90% del valore massimo.
Dalla fine di agosto si nota sul grafico dell’andamento dei valori di magnitudo, la formazione di un microstruttura di “attesa” (fase d'accumulazione d'energia) con i valori di magnitudo non superiori a 2,8 Ml.
Nel corso della seconda metà del mese di ottobre sul grafico si nota l’inizio di una fase di rilascio di energia terminata con la scossa dell’5 dicembre di magnitudo 4,0 Ml.
Questa perturbazione sismica in fase di esaurimento probabilmente è la prima di un nuovo ciclo di medio periodo. 
Sugli indicatori energetici EPTR8 e AR3 sono riportati i segnali d’attenzione che si sono attivati durante il periodo considerato e l’estensione delle fasi di rilascio d’energia (perturbazioni sismiche).
L’attuale andamento degli indicatori energetici conferma la continuazione della fase di rilascio di energia alla quale sono associati  i seguenti livelli di magnitudo:

Livello 1     3.0-3.6 Ml
Livello 2     4.5 Ml


Area analizzata
Latitudine:   12.5N  -   14.2N
Longitudine:    41,5E  -  43.2E


Le analisi  sono state eseguite con il software sperimentale ” Previsio” non ancora pubblicato e validato dal mondo scientifico.
I risultati ottenuti non sono pienamente utilizzabili.
Tutte le parti del blog sono riservate. Nessuna parte può essere riprodotta nella forma o nel significato senza il permesso scritto dell’autore.
©   Dr. Geol. Giulio Riga – RIPRODUZIONE TASSATIVAMENTE VIETATA

 
Figura 1 - Andamento temporale dei valori di magnitudo ed indicatori della sequenza sismica.

mercoledì 12 dicembre 2012

AGGIORNAMENTO SULLA SEQUENZA SISMICA DEL POLLINO 12/2012

Valori di magnitudo in sensibile calo tra venerdì e lunedì su gran parte dell’Italia per poi risalire nella giornata di ieri per l’arrivo forse, dell’ultima perturbazione sismica.
Ma ecco qualche informazione su quest’ultima fase di rilascio di energia secondo il modello “Previsio”.
Sulla sequenza sismica nei giorni scorsi si è formata una microsequenza del tipo “M2” ( meno pericolosa della “Tsa” attesa) a carattere impulsivo accompagnata da tutti gli indicatori sismici in evidente stato di stress. Infatti, i valori raggiunti dagli indicatori energici si sono mossi per alcuni giorni in una fascia molto bassa. Sugli indicatori EPTR12, EPTR13 e EPTR14 (questi indicatori individuano e analizzano le microsequenze e le anomalie sismiche) i segnali di allerta di breve e imminente periodo si sono attivati e successivamente si sono messi in posizione di attesa.
L’indicatore di forza della sequenza dopo aver oscillato tra i 50 e 52 punti ha iniziato a risalire lentamente fino a raggiungere i 61 punti.
L’analisi della posizione degli aftershocks dopo la scossa del 26 ottobre sembra aver assunto un andamento più regolare sia nei livelli di magnitudo che nel numero di eventi.
Per i motivi esposti, probabilmente la sequenza si trova ad una svolta finale.
Ma quali saranno i valori di magnitudo che occorre monitorare nei prossimi giorni?
Ovviamente, il livello di 3,4 Ml. è quello più importante in questo momento.
L’accadimento di una scossa di magnitudo superiore a questo livello spingerà con molta probabilità i valori di magnitudo fino al secondo livello posto a 4,7 Ml circa. L’energia disponibile nel “sistema” in questo momento è sufficiente per raggiungerlo e superarlo.
L’ultimo livello possibile di colloca a 6.0 Ml, non facile da raggiungere in assenza di  microsequenze ed anomalie negative sulla sequenza sismica e sugli indicatori sismici.
Questa è una sequenza sismica molto anomala: la durata, la distribuzione degli epicentri e le magnitudo non hanno precedenti anche se ci sono alcune analogie con sequenze sismiche che si sono concluse con sismi forti.

Previsione dell’epicentro

EVENTO ATTESO

Area analizzata
Latitudine:   39,8N  -   40,3N
Longitudine:    15,6E  -    16,5E

ALGORITMO
EPICENTRO
ERM1-ERM2-ERM3
Lat. 39,916
Long. 16,021


Previsione della profondità ipocentrale

ALGORITMO
 PROFONDITA’ IPOCENTRALE
ERM1-ERM2-ERM3
7,9-8.4  km


Le analisi  sono state eseguite con il software sperimentale ” Previsio” non ancora pubblicato e validato dal mondo scientifico.
I risultati ottenuti non sono pienamente utilizzabili.
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Figura 1 - Andamento temporale dei valori di magnitudo ed indicatori della sequenza sismica.
Figura 2 - Indicatore di forza della sequenza sismica.

TRIVELLAZIONI, FRACKING E STOCCAGGIO DI GAS

Si e’ molto parlato di fracking e trivellazioni come possibili cause di eventi sismici piu’ o meno forti. Ma cosa c’e’ di vero? Una breve panoramica sui fenomeni collegati alla ricerca ed estrazione di idrocarburi, potrebbe senza ombra di dubbio risultare molto utile.

Andiamo con ordine. Possiamo avere trivellazioni o fracking, che sono due azioni profondamente diverse:

-          Le semplici trivellazioni sono generalmente finalizzate alla sola ricerca di idrocarburi e non influiscono sulla sismicità dell’area che si sta analizzando. Studi eseguiti negli USA dimostrano che il numero di eventi sismici connessi con le trivellazioni è molto piccolo.
-           
-          Il Fracking (o fratturazione idraulica) invece è un intervento che consente l'estrazione di gas naturale e petrolio da formazioni rocciose profonde o anche per ripristinare la produzione di pozzi non più produttivi. Negli USA, a causa del fracking, si è avuto un notevole aumento di terremoti di magnitudo maggiore di 3,0. Almeno cosi’ sembra da alcuni studi eseguiti.

Gli stessi studi pero’ hanno anche dimostrato che lo sfruttamento a lungo termine delle falde acquifere può attivare le faglie a causa delle variazioni di stress sugli strati di terreno circostante, indotte dal pompaggio di grandi volumi d’acqua sotterranea. Lo stesso discorso vale per l’estrazione di idrocarburi. Quindi esistono anche studi autorevoli che ricollegano questi eventi anche alle semplici trivellazioni.

Semplici invenzioni, o studi credibili e verosimili?

Le attivita’ di fracking hanno indotto scosse di magnitudo 4 o maggiore in Texas, Oklahoma, Arkansas, Colorado, New Mexico, Ohio. Negli studi si analizzano alcuni eventi in Oklahoma dove si sono stati registrati terremoti di magnitudo 5,6-6 Mw. Nello stato dell’Arkansas in particolar modo, nel 2011, vi e’ conferma di un terremoto di magnitudo 4,7 correlato al fracking. Ancora nella California del Nord  dal 2005 sono state registrate 400 piccole scosse a causa di estrazione di energia geotermica.

Ma come si fa a comprendere se un terremoto e’ correlato al fracking o no?

Un primo indizio e’ sicuramente dato dall’anomalia nel luogo. Il rapporto USGS (servizio geologico degli USA) ha fornito prove che collegano l’aumento dell’attività sismica con attività di iniezione in profonda di fluidi. Secondo l’USGS  i terremoti si sono verificati in zone dove non dovrebbe succedere. Oklahoma e Arkansas ad esempio, ben lontani dalla rischiosita’ celeberrima della California con la sua Faglia di Sant’Andrea.

Ma questi sono solo indizi, proviamo a vedere dati piu’ espliciti. Torniamo in Europa e piu’ specificatamente in Olanda. Partiamo dai risultati ottenuti da tre istituti di ricerca internazionali indipendenti, KNMI (Royal Netherlands Meteorological Institute), TNO (organizzazione olandese per la ricerca scientifica applicata) e del MIT (Massachusetts Institute of Technology), sul più grande impianto di stoccaggio di gas naturale ubicato in un’area non sismica (l’Olanda appunto).

Fino alla fine del 2003, la rete di monitoraggio di questo impianto ha osservato più di 340 eventi indotti di magnitudo compresa tra 0,8 < Ml < 3,5. Circa 60 di questi eventi sono stati avvertiti. Solo nove di questi sono stati di magnitudo 3,0  Ml.

Cosa dicono questi tre istituti incaricati di eseguire uno studio per tranquillizzare la popolazione?

Le scosse registrate nella zona attorno al serbatoio sono il risultato della produzione di gas in passato e del successivo stoccaggio del gas. Due di questi Istituti fanno notare che possono verificarsi scosse anche senza lo stoccaggio del gas, come risultato di estrazione del gas negli ultimi decenni (ed e’ il caso dei primi due istituti di ricerca presi in considerazione).

Ma molto interessanti sono le conclusioni del MIT ottenute con un modello di analisi probabilistica di rischio sismico basato sugli eventi registrati, sulle caratteristiche tecniche e topografiche delle faglie e sugli scorrimenti delle faglie derivanti dal modello di analisi:

Cosa afferma il MIT

a)      Durante l’iniezione, il maggiore scorrimento osservato è stato registrato in corrispondenza di un range di magnitudo tra 2,4 e 2,7.
b)      La massima magnitudo possibile è di 3,9. Per la limitata dimensione delle faglie non sono probabili terremoti di magnitudo superiore.
c)      Hanno osservato che il picco relativamente elevato delle accelerazioni al suolo(PGA) pari a 0,2 g è anomalo. I danni provocati da queste accelerazioni sono soprattutto crepe nelle muratura e non nelle strutture.
d)      Il metodo utilizzato presenta alcune incertezze, come il carattere non deterministico della sismicità, la propagazione dell'onda e la mancanza di dati sui  meccanismi che regolano la sismicità dell’area. 
e)      Consigliano di eseguire i pozzi di reiezioni ad una distanza di 200 dal bordo della faglia.
f)       Vi riporto alcune ricerche che mostrano come piccoli eventi poco profondi possono causare un’accelerazione relativamente grande a distanza ravvicinata (McGarr, 1984).

Il 19 febbraio 1997, ad esempio, è stato  registrato un breve (0,1 sec)
impulso di accelerazione con PGA di: 0,31 g (PGV = 5,5 cm/sec) per un Ml = 3,4. Grandi accelerazioni PGA causate da terremoti poco profondi  sono stati osservati anche altrove (Fletcher et al., 1983; McGarr eBicknell, 1990; Ahorner, 1997 comunicazione personale; Wu et al., 2003).

Se e’ arabo per molti tutto questo. Una cosa chiara da sottolineare c’e’. In una zona con bassissimo rischio sismico vi e’ stata un’impennata dell’attivita’ sismica non appena si e’ iniziato a praticare il fracking. Se rapportiamo cio’ ad un luogo con sismicita’ piu’ elevata, cio’ puo’ causare fenomeni sismici pericolosi e distruttivi.

E se in Pianura Padana fosse accaduto cio’? Nella Pianura Padana, alla luce degli ultimi eventi, di quelli storici e sulla base delle conoscenze sulle sorgenti sismogenetiche, presenta un rischio sismico molto più elevato rispetto al sito analizzato dai tre istituti di ricerca.

Ma come molto spesso e’ stato sottolineato, il terremoto del maggio scorso che ha colpito cosi’ fortemente l’Emilia, presenta sicuramente delle anomalie, non tanto nell’evento in se’, quanto nella forza distruttiva. E se vi fosse veramente una correlazione?

PROFONDITA’ IPOCENTRALI

Nella figura 1 sono riportate le profondità ipocentrali, gli eventi sismici rilevati tra il 1979 e il 2012, gli epicentri dei terremoti del 20 e 29 maggio 2012 e le aree di coltivazione di idrocarburi
Nella figura 2 con diverse colorazioni sono riportate le profondità da 0 a 5 km.
In particolare con il colore rosso sono indicate profondità ipocentrali inferiori a 3 km circa.
Le prime osservazioni che si possono riportare sono intuitive rispetto alla posizione delle aree di coltivazione rispetto a quelle di minore  profondità ipocentrale.
Si nota con evidenza che l’allineamento dei minimi delle profondità ipocentrali coincide all’incirca con quello degli epicentri dei terremoti del 20 e 29 maggio.
In accordo, si osserva che i minimi delle profondità ipocentrali sono vicini alle aree di coltivazioni di idrocarburi in cui sembrano essere presenti delle componenti relazionali.
Facile supporre che ci possa essere un legame diretto tra le basse profondità ipocentrali durante il periodo che precede l’evento sismico del 20 maggio 2012 e le attività di coltivazione di idrocarburi, avvalorate anche dalla presenza di alcune anomalie sismiche presenti sulla sequenza temporale dei valori di magnitudo inferiori a 4,0 Ml.
L'andamento temporale delle profondità ipocentrali è descritto dai grafici delle figure 3 e 4.
Nella figura 3 si nota come le profondità si riducono progressivamente nel tempo fino al minimo del 20 maggio 2012, in cui si è raggiunto un valore di 0 km.
Inversamente, dopo il 1996 il numero di eventi registrati a profondità inferiore o uguale a 5 km sono progressivamente aumentati.
Il diagramma temporale riportato nella figura 4, elaborato utilizzando un diverso archivio dati, mostra l’andamento delle profondità ipocentrali tra il 2005 e il 2012.


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Figura 1 – Mappa delle profondità ipocentrali (archivio NCEDC-ANSS)
Figura 2 – Mappa delle profondità ipocentrali uguali o minori di 5 km (archivio NCEDC-ANSS)

Figura 3 – Andamento temporale delle profondità ipocentrali (archivio NCEDC-ANSS)
Figura 4 – Andamento temporale delle profondità ipocentrali (Archivio INGV-ISIDE)

giovedì 6 dicembre 2012

FRATTURAZIONE TEMPORALE DELL'AREA DEL POLLINO

Nelle figure allegate  è riportata la fratturazione temporale derivante dalla costante attività sismica che si è sviluppata nell’area del Pollino dal 2005 ad oggi.
L'area in esame è caratterizzata da un elevato grado di focalizzazione delle scosse su entrambi i lati delle faglie che delimitano un blocco di roccia presente nel settore meridionale dell’area analizzata.
In questo settore fino al mese di giugno 2012 si notano due sciami sismici allungati secondo la direttrice nord-sud circa di cui, quello in prossimità dell’abitato di Mormanno è caratterizzato da due diversi periodi di attività.
Dal mese di giugno del 2012 l’attività sismica ha interessato volumi di roccia interni ed esterni alle faglie   dove sono stati  registrati eventi sismici associati alla fratturazione della roccia all'interno dei due sciami sismici.
Le figure 1 e 2  sono il risultato di una tecnica semplice e graficamente molto efficace per illustrare la fratturazione temporale dovuta alle perturbazioni sismiche che si succedono nella zona analizzata.
Con la linea continua verde è stata perimetrata l’area in cui è possibile un incremento futuro della fratturazione.
L’area racchiusa con linea di colore magenta corrisponde, secondo le analisi eseguite con il software “Previsio”, all'area del Pollino sulla quale è più elevato il rischio che accada un forte evento sismico.
La figura 2 mostra la stessa fratturazione temporale in un grafico 3D e i settori potenzialmente fratturabili (sono indicati con le linee tratteggiate).


Le analisi  sono state eseguite con il software sperimentale ” Previsio” non ancora pubblicato e validato dal mondo scientifico.
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Figura 1 – Schema della fratturazione temporale dell'area del Pollino

Figura 2 - Fratturazione temporale dell'area del Pollino in 3D

sabato 1 dicembre 2012

AGGIORNAMENTO SULLA SEQUENZA SISMICA DEL POLLINO



11-12-12 ore 19,26

E' stato raggiunto il primo livello sismico di 3.4 Ml segnalato ieri.
Il prossimo livello sismico da monitorare è quello di 4.7 Ml.
Tutti gli indicatori sismici sono in fase di risalita e l’energia disponibile è sufficiente per raggiungere e superare il secondo livello.


Aggiornamento pubblicato sulla pagina di Facebook il 10-12-12

I valori raggiunti dagli indicatori sismici di breve periodo evidenziano una buona base di accumulazione di energia. 
L’indicatore di forza oscilla tra 50 e 52 punti e i segnali di breve ed imminente periodo sono attivi e in posizione di attesa.
Questa situazione tecnica della sequenza sismica ancora non convince.
Solo il ritorno dell’indicatore di forza prima sotto i 45 punti e poi sotto la linea dello zero consentirà di archiviare questa sequenza sismica molto anomala.
Il livello sismico più importante da monitorare è quello posto a 3.4 Ml, che non deve essere superato nei prossimi giorni.





04/12/12  ore 19,20


Sulla sequenza sismica del Pollino si è formata una microsequenza “M2” meno pericolosa della “Tsa” attesa.
La sequenza sismica si sta muovendo molto lentamente e l’indicatore di forza è sceso a 53 punti.
I segnali d’allerta di breve ed imminente periodo sono attivi e tutti gli indicatori sono in fase di lenta risalita.
Il mancato superamento del  livello di 3,7 Ml accompagnato da un indicatore di forza inferiore ai 30 punti e dall’assenza di anomalie complesse devono essere considerati positivi per l’evoluzione futura della sequenza sismica.

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Sull’andamento temporale dei valori di magnitudo il ciclo di breve periodo sembra chiudersi dopo il susseguirsi incessante di ondate di  perturbazioni sismiche che hanno caratterizzato la fase post evento del 26 ottobre 2012 e messo a dura prova lo stato di salute della popolazione dell’area del Pollino.
Il numero delle scosse, dopo il calo degli ultimi due giorni, oggi ha ripreso nuovamente a salire restando, però ben lontano dai valori eccessivamente elevati d’inizio settimana.
A breve giungerà la perturbazione sismica “Lupetto del Pollino 8” che sembra preceduta da una microstruttura del  tipo “Tsa” (ancora non completamente formata) e da tutti gli indicatori di breve ed imminente periodo in posizione di rilascio di energia.
Tra questa sera e i prossimi tre giorni, le scosse a seguito della perturbazione sismica interesseranno la zona compresa tra le località Fratta e Campo Tenese, determinando un'ulteriore fatturazione.
Nulla ancora di così rilevante da poter affermare che è in arrivo una scossa forte, ma certamente il primo attacco ai livelli di 3.7 e 4.7 Ml da parte delle prime scosse e i valori degli indicatori consentiranno di capire se il picco estremo di 6.1 Ml potrà essere raggiunto.
Il mancato superamento del secondo livello e un ritorno dell’indicatore di forza sotto i 30 punti devono essere considerati molto positivi per l’evoluzione futura della sequenza.


Una prima stima dell’epicentro, della profondità ipocentrale e del valore di magnitudo di un’eventuale scossa forte è riportata nelle tabelle seguenti.

EVENTO ATTESO

Area analizzata
Latitudine:   39.8N  -   40.3N
Longitudine:    15.6E  -    16.5E

Previsione dell’epicentro

ALGORITMO
EPICENTRO
ERM1-ERM2-ERM3
Lat. 39.924
Long. 16.036


Previsione della profondità ipocentrale

ALGORITMO
PROFONDITA’ IPOCENTRALE
ERM1-ERM2-ERM3 
6.5 km

Previsione del valore della magnitudo

ALGORITMO
MAGNITUDO MASSIMA
EPTM12
6.1 Ml
Le analisi  sono state eseguite con il software sperimentale ” Previsio” non ancora pubblicato e validato dal mondo scientifico.
I risultati ottenuti non sono pienamente utilizzabili.
Tutte le parti del blog sono riservate. Nessuna parte può essere riprodotta nella forma o nel significato senza il permesso scritto dell’autore.
©   Dr. Geol. Giulio Riga – RIPRODUZIONE TASSATIVAMENTE VIETATA

Figura 1 - Andamento temporale dei valori di magnitudo ed indicatori della sequenza sismica.
Figura 2 - Indicatore di forza della sequenza sismica.