mercoledì 11 luglio 2012

CONSIDERAZIONI SUI METODI BENDANDI E GIULIANI

 Penso che occorra portare rispetto a Raffaele Bendandi e non attribuirgli previsioni come quella di Roma dell’11 maggio 2011 non riportata in nessuno dei suoi documenti.
Le previsioni di Bendandi sono sempre state di medio termine (mesi, massimo un anno)  e non per il lungo periodo come si legge dai grafici della figura sotto riportata.
Molti importanti Autori nelle proprie ricerche riportano i grafici delle previsioni di Bendandi senza conoscere il metodo di analisi  utilizzato per costruirli.
In quei grafici ci sono informazioni di sismologia, fisica terrestre, ecc. tutte ben organizzate.
Per Bendandi essendo i terremoti dei fenomeni naturali, si comportano come tutti i fenomeni naturali seguendo dei cicli che presentano delle analogie.
I grafici riportati nella figura 1 non sono altro che sequenze sismiche di progetto ricavate dalle sequenze sismiche temporali acquisite a quei tempi con le sue apparecchiature.
Nei grafici è chiara la ciclicità delle scosse e di alcuni “particolari” che nel corso del mio studio sulle sequenze sismiche sono state decodificate.
Mi fermo qui.
Una di queste particolarità è estremamente importante per sapere nel breve o medio periodo quanto un terremoto avverrà.
Invito i ricercatori del settore a studiare questi grafici e non ad inserirli nelle ricerche senza commentarli.
Voglio tornare su Bendandi o su chiunque passi nottate per trovare la chiave giusta per aprire questa porta. Sono persone da rispettare, anche se i loro modelli alla fine funzionano o no.
Su metodo di Bandandi i dubbi rimangono sulla ciclicità dei terremoti.
Sono poche le sequenze in cui un ciclo si ripete, spesso il secondo ciclo è diverso dal primo, il tempo di ritorno non è lo stesso.
Assunto un ciclo non è detto che questo si ripeta (penso che l’uguaglianza dei cicli  sia il pilastro del modello Bendandi).
È necessario per fare delle previsioni modificare (adattare) il ciclo nel tempo fino (secondo me) a metà ciclo.
Fino quando dai suoi studi non si evince che il terremoto di progetto e il ciclo finale si adattano alle condizioni locali (ho molti dubbi), non sarò un sostenitore del modello Bendandi.
Per quanto riguarda il metodo Giuliani e quindi l’utilizzo del radon come precursore sismico, questo ha dei forti limiti se utilizzato da solo per fare previsioni.
Non è possibile stabilire dove il terremoto avverrà e quanto sarà la magnitudo del sisma progettato.
L’analisi di alcune sequenze temporali di radon con il mio software dimostrano che il radon è un buon precursore per capire se una zona sarà colpita da un terremoto forte e quando.
Per la conferma è necessario che si verifichino alcune condizioni estreme.

      1) che la zona sia interessata da uno sciame sismico in modo da poter tarare  il modello utilizzato;
      2) che si manifesti nella sequenza del radon un picco che oltrepassi di molto le soglie d’attenzione dinamiche;
3) che dopo il top i valori ritornino nel range iniziale.

Molto spesso picchi di radon presenti in una sequenza danno luogo a piccoli terremoti inficiando le analisi di previsione.
In letteratura ci sono pochi casi di superamento delle soglie d’attenzione statiche utilizzate per la previsione dei terremoti.























Figura 1 – Grafici delle previsioni dell’aprile 1926 – La linea punteggiata indica le previsioni fatte; quella continua le conferme avvenute.

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