Distribuzione delle profondità
ipocentrali dal 1985 al 2014
L’analisi
dei dati sui terremoti crostali e profondi, evidenzia come il rilascio di
energia sismica in Calabria è causato
dallo sprofondamento della litosfera ionica al di sotto dell’arco Calabro.
I terremoti crostali, più frequenti e storicamente
intensi, si generano a causa delle deformazioni indotte dall’innalzamento
dell’arco Calabro sopra la placca ionica, fino a profondità intorno ai 50 km (la maggior parte entro gli 8-10 km ).
Gli eventi profondi o della zona di Wadati-Benioff nelle sezioni
analizzate, si verificano a profondità
intermedie (tra
i 50 e i 460 km )
e sono il prodotto
dalla compressione inferiore sulla microplacca ionica fredda e fragile in subduzione.
A profondità maggiori la microplacca è progressivamente riscaldata dal
mantello circostante e le temperature e le pressioni sono alte per una rottura
fragile.
L’andamento
generale della Moho mostra un assottigliamento litosferico nel settore tirrenico
(regione di retro-arco) connesso
alla subduzione verso nord-ovest della microplacca ionica al
di sotto del bacino tirrenico.
La
larghezza della fascia di subduzione è di 60-80 km , confinata tra il golfo
di Sant’Eufemia e lo stretto di Messina.
L’angolo di subduzione (pendenza della zona di Wadati-Benioff ) varia da una
zona all'altra della subduzione ed è correlato alla temperatura ed all’età e quindi
alla densità della placca in subduzione.
Più vecchia e fredda è la placca, più
ripido è l’angolo di subduzione, perché affonda più velocemente.
Come si può notare, lungo la sezione C, l’angolo di subduzione sotto
l’arco Calabro è ripido,mentre più ad est, dove la giovanissima litosfera è in fase
di subduzione, l’angolo è maggiore.
Nelle sezioni si nota come nel settore settentrionale della Calabria
(sezioni A e B), la zona di
Wadati-Benioff non
è continua mentre la placca di subduzione ionica è ancora in approfondimento
continuo soltanto in un piccolo segmento interno dell’arco Calabro (sezioni C-D).
Le massime profondità ipocentrali nelle
sezioni analizzate diminuiscono dalla Calabria settentrionale (460 km ) a quella meridionale
(250 km ).
I grafici dei valori di magnitudo/profondità mostrano
due fasce a maggiore rilascio di energia. Il settore centrale della Calabria è
quello dove in profondità sono stati registrati eventi sismici di magnitudo
maggiore di 5.5 ML, mentre il terremoto profondo più forte (7.1 M ) è stato registrato nel
basso Tirreno (Sezione B) nel 1938 ad una profondità di 290 km circa.
Le figure
seguenti, elaborate utilizzando i dati dell’archivio ISIDE dell’INGV dal 1985
al 2014, mostrano la sismicità crostale e profonda attraverso l’arco Calabro.
Sezione A
Nella sezione “A”, la profondità degli ipocentri crostali è di
circa 50 km
circa e diminuisce progressivamente
verso ovest (20 km
circa). Il rilascio di energia è attivo fino alla profondità di 100 km , mentre è assente tra
i 100 e i 200 km
di profondità e di nuovo attivo tra i 200 e i 460 km .
La distribuzione
complessiva degli ipocentri sembra indicare una struttura in subduzione non
continua in profondità, con una fascia
tra 100 e 200 km
asismica.
La distribuzione
della sismicità nelle varie fasce di profondità mostra come tra 0 e 100 km siano concentrati gli
ipocentri dei terremoti di magnitudo non superiore a 3.6 ML, mentre i massimi
rilasci di energia sono localizzati nei primi 10 km (≥5 ML).
Tra i 250 e i 350 metri circa di profondità
i valori di magnitudo non superano i 4.5 ML.
Sezione
B
Nella sezione “B”,
la distribuzione della sismicità nelle varie fasce di profondità mostra
un primo massimo di eventi nella parte
centrale della sezione che si estende fino alla base della discontinuità di
Moho (50 km )
ed una diminuzione progressiva del numero di eventi nei settori occidentale ed
orientale della sezione.
Un secondo massimo
di rilascio di energia è localizzato tra 200 e 350 km circa, preceduto da
una fascia a basa sismicità tra i 130 e 200 km di profondità.
Il grafico dei
valori di magnitudo/profondità mostra valori
più elevati di magnitudo nella fascia 250-350 km di profondità, dove
si concentrano il maggiore numero di terremoti più energetici (≥ 4.5 ML).
Nella zona crostale
i valori di magnitudo non superano il valore di 4.6 ML.
Sezione
C
La distribuzione
degli ipocentri nella sezione “C” mostra
addensamenti di ipocentri alle profondità di 25 km e 170 km .
Il grafico magnitudo/profondità evidenzia modesti rilasci di energia (≤5,0 ML) fino alla profondità di 80 km circa , mentre
tra i 200 e i 300 km
di profondità i valori di magnitudo sono superiori a 5 ML.
Rispetto alle
precedenti sezioni, la distribuzione della sismicità non mostra zone asismiche
o a bassa sismicità.
Sezione
D
La sezione “D” mostra un notevole addensamento
di sismi crostali fino a 50 km
circa di profondità ed una progressiva diminuzione fino alla profondità di 100 km .
Sotto i 100 km si osserva un secondo
addensamento che si spinge fino ai 175 km di profondità ed una fascia a bassa
sismicità tra i 175 e i 250 km.
Il grafico magnitudo/profondità
mostra rilasci di energia inferiori a 3.5 ML fino alla profondità di circa 320 km circa.
Gli eventi più energetici sono distribuiti tra
i 50 ed i 75 km
(≤4.5 ML) e tra i 150 e i 200 km di profondità .
Conclusioni
Una migliore comprensione di terremoti profondi forse può condurre ad una
migliore valutazione della pericolosità sismica della Calabria. Dalla figura 1, in cui sono riportati i
terremoti più forti accaduti dal 1985 al 2014 nelle aree sismiche analizzate
sembra che vi sia una relazione tra i terremoti crostali più energetici e
quelli di subduzione. In particolare, si è notato come i terremoti crostali più
energetici sono stati preceduti poco tempo prima da terremoti di subduzione
posizionati quasi alla stessa latitudine. Non è chiaro però se i terremoti
profondi diminuiscono la tensione e quindi diminuiscono il rischio sismico
nelle zone crostali, o, se diminuendo la tensione in una faglia, causano un
aumento di sforzo altrove e quindi aumentano la pericolosità sismica in altre
aree.
Relazione tra i terremoti profondi (basse rosse) e i terremoti crostali (barre blu).
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Dr. Geol. Giulio Riga – RIPRODUZIONE
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