Il 26 gennaio ed il 3 febbraio del 2014, due forti terremoti di magnitudo 6,1 Mw hanno colpito il settore occidentale dell’isola greca di Cefalonia a circa 300 km ad ovest di Atene, ad una profondità di 12,44 km (ANSS).
Gli epicentri si trovano lungo la faglia denominata “Cephalonia Transform Fault Zone” allungata in direzione NNE-SSO e situata in una regione sismicamente molto attiva, grazie alla convergenza verso nord della placca africana rispetto alla placca eurasiatica.
Il tratto di faglia interessato dai recenti eventi del 2014 ha prodotto due terremoti di magnitudo maggiore di 6,0 Mb il 19 settembre 1972 ed il 17 gennaio del 1983 (figura 1).
Il meccanismo focale del terremoto di magnitudo 6,1 Mw del 26 gennaio del 2014 è trascorrente, come calcolato da Quick Regional Moment Tensors.
Analisi della sequenza sismica
Nella figura 2 è riportata la sequenza temporale dei terremoti di M≥5,0 avvenuti nell’area analizzata dal 1971 al 6 febbraio 2014 e l’energia rilasciata.
Sono 195 gli eventi che hanno una magnitudo di M≥5,0 di cui 19 di magnitudo M≥6,0.
La sismicità storica, distribuita nel tempo in modo irregolare, evidenzia l’elevata sismicità della zona.
La sequenza sismica che sta interessando l’isola di Cefalonia (figura 3) dal 16 aprile del 2012, dopo l’evento di magnitudo 5,8 Ms, si inquadra in una fase di medio periodo di rilascio continuo di energia segnata da un’evidente microstruttura sismica negativa ben pronunciata e non ancora completata, in grado di sviluppare un evento di magnitudo maggiore di 7,0 Mw.
Il terremoto del 26 gennaio del 2014 è stato preceduto da una bomba sismica caratterizzata da cinque step evolutivi, assenza di foreshock ed innesco avvenuto nel mese di dicembre del 2013.
Subito dopo l’evento sono state registrate numerose repliche con M≤5,0 oltre a due eventi con Mw=5,4 e Mw=5,0 ed un secondo mainshock accaduto il 3 febbraio associato ad una seconda bomba sismica poco evoluta.
Il grafico della cumulata delle distanze(1) mostra una netta diminuzione della pendenza tra il 26 ed il 29 gennaio 2014 rispetto al trend precedente ed un aumento dopo il 29 gennaio.
La cosa induce a pensare che la sequenza sismica stia entrando in una fase di accumulo di energia di breve periodo.
Nella figura 4 sono riportati gli eventi avvenuti nei confini dell’area analizzata e nel periodo considerato, e lo stato di fratturazione.
Si può notare come gli epicentri delle scosse verificatesi nel 2014 e gli aftershock sono distribuiti lungo una struttura allungata in direzione sudovest-nordest.
Altri allineamenti nordovest-sudest circa si osservano sul settore centrale e meridionale dell’area.
(1) Il grafico della distanza progressiva degli epicentri indica, in un determinato intervallo temporale, l’inizio della fase di rilascio di energia e la sua durata rispetto al mainshock considerato.
Il grafico è stato costruito con il presupposto teorico per il quale nelle fasi di rilascio di energia, le distanze tra gli epicentri diminuiscono (focalizzazione degli epicentri con conseguente diminuzione della pendenza della cumulata delle distanze), mentre nelle fasi di accumulo di energia la pendenza della curva cumulata aumenta.
In alcune sequenze sismiche il grafico consente di individuare la posizione preliminare dell’epicentro del mainshock, quando la pendenza della curva decresce prima del suo accadimento.
Le analisi sono state eseguite con il software sperimentale ”Previsio” non ancora pubblicato e validato dal mondo scientifico.
I risultati ottenuti non sono pienamente utilizzabili.
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