Rappresenta un luogo dove le forze tettoniche stanno attualmente cercando di creare due nuove placche, dividendo in parte quella vecchia, attraverso una frattura che si allarga nel tempo seguendo un processo simile di quello che avviene lungo la dorsale medio-atlantica.
La placca Nubiana comprende la maggior parte dell'Africa, mentre la placca più piccola che si sta staccando è stata nominata la placca Somala (Fig. 1).
Queste due sottoplacche si allontanano tra di loro ed anche dalla placca araba a nord. Nella regione di Afar in Etiopia dove queste tre placche si incontrano (il punto è denominato “tripla giunzione”) inizia la frattura più antica denominata come il Rift etiopico.
Più a sud dell'Etiopia, il sistema si scompone in due rami: il ramo occidentale che si estende dal nord dell’Uganda fino a sud del Mozambico ed include, l’Albertine Rift, che contiene una serie di laghi in acque profonde, come il lago Tanganica, il lago Edward, e il lago Albert, e un ramo orientale che taglia in due circa il Kenya poco ad ovest di Nairobi.
Questo secondo ramo, caratterizzato da una maggiore attività vulcanica, è una grande valle con laghi poco profondi che non hanno sbocchi sul mare.
Il bordo orientale del Rift orientale ospita i picchi vulcanici inattivi del Monte Kilimanjaro e del Monte Kenya ed un certo numero di altri picchi vulcanici. Nel sud, il sistema continua con il segmento Malawi-Mozambico che contiene il lago Malawi.
La divisione tra questi due rami avviene intorno alla regione del Lago Vittoria a causa della presenza di un piccolo nucleo di antica roccia metamorfica, il cratone Tanzaniano, difficile da fratturare. Circa il meccanismo di formazione della spaccatura, un modello presuppone che un elevato flusso di calore proveniente dal mantello astenosferico, stia causando un paio di "rigonfiamenti" termici della litosfera nel Kenya centrale e nella regione di Afar.
La formazione di questi rigonfiamenti produce lo stiramento e la frattura della crosta fragile limitata esternamente da una serie di faglie normali che formano il classico sistema di horst e graben.
Il processo di stiramento associato alla formazione della frattura è spesso preceduto da enormi eruzioni vulcaniche e da un’intensa attività sismica.
2. I TERREMOTI DELLA RIFT VALLEY
Le zone distensive
e di Rift magmatici
dove l’assottigliamento della crosta riduce il potenziale sismogenetico
di eventuali faglie, sono comunemente
caratterizzate da bassi livelli di sismicità, mentre i meccanismi sono tutti
normali o trascorrenti.
Nella
Rift Valley l'attività sismica
è stata maggiore nella prima metà del XX secolo e dopo il 1960, sia nel ramo occidentale
che orientale, con livelli di sismicità più alti nel ramo occidentale e
nel Rift della Tanzania.
Tra questi ricordiamo
il recente terremoto di magnitudo
6.8 Mw avvenuto a Kalemie il 5 dicembre
del 2005 e quello
di 5.9 Mw registrato a Cyangugu il 3 febbraio del 2008.
Il
ramo
occidentale è dominato dai terremoti di magnitudo
più elevata, mentre il ramo orientale, dai terremoti di bassa e media magnitudo che avvengono
principalmente nella parte superiore della crosta (fig. 3).
Durante
i terremoti sono stati osservati, cedimenti
differenziali causati dalla compattazione
del suolo sciolto, liquefazione dei terreni granulari saturi,
movimenti laterali di pendii naturali.
La
figura 4 mostra la posizione degli epicentri dei terremoti registrati nella regione analizzata durante il periodo 1912-2014.
Ai grandi terremoti sono associati valori di magnitudo nel range tra
5.0 e 6.9. come
riportato nella tabella 1.
Fig. 3 Attività sismica nei segmenti occidentale e orientale della Rift Valley dal 1912 al 2014.
Fig. 4 Distribuzione dei terremoti più forti registrati nel periodo 19012 – 2014.
TEMPO
|
LATITUDINE
|
LONGITUDINE
|
PROFONDITA’
|
MAGNITUDO
|
09-07-1912
|
3
|
33
|
0
|
6,6 uk
|
06-01-1928
|
0,155
|
35,748
|
15
|
6,9 ms
|
07-05-1964
|
-3,931
|
35,109
|
31,6
|
6,3 mb
|
20-03-1966
|
0,845
|
29,867
|
15
|
7,0 uk
|
11-09-1992
|
-6,146
|
26,656
|
15,8
|
6,3 ms
|
05-02-1994
|
0,556
|
30,083
|
11.8
|
6,1 ms
|
24-10-2002
|
-1,96
|
29,01
|
11
|
6,2 mw
|
05-12-2005
|
-6,25
|
29,77
|
16,7
|
6,8 mw
|
Tab.1 Terremoti più forti registrati nel periodo 19012 – 2014.
La sismicità
dell’Africa Orientale è stata analizzata
utilizzando i dati provenienti dal catalogo USGS per il
periodo 1912-2014.
Nella
finestra temporale che va dal 2000 al 2014, la sequenza sismica presenta delle anomalie probabilmente
correlate con l’attività vulcanica, con i pozzi di estrazione di idrocarburi e con le grandi dighe realizzate.http://www.flexicadastre.com/uganda/
L’evento più forte di magnitudo 6.9 Ms è avvenuto il 6 gennaio del 1928
seguito nel 1992 da un secondo evento di magnitudo 6.3 Ms e nel dicembre del
2005 da un terzo terremoto di magnitudo 6.8 Mw al quale è seguita un fase di
assestamento non ancora terminata.
L’andamento
dei valori di magnitudo della sequenza sismica è discordante con gli indicatori energetici e nella parte terminale sono presenti due foreshock ed una bomba sismica quasi completata alla quale
è possibile associare un evento forte di magnitudo ≥6.7.
Il grafico
della cumulata della distanza tra gli epicentri (Fig.7) mostra una
focalizzazione dopo l’evento del dicembre del 2005, mentre nella parte finale mostra
un andamento ascendente e costante.
Nel
breve periodo è previsto un evento di magnitudo 4,8-5.6 associato al segnale di
attenzione che si è attivato di recente sulla sequenza sismica.
Fig. 5 Andamento temporale dei valori di magnitudo
nel periodo 19012 – 2014.
Siti web consultati
http://www.bgr.de/geotherm/argeoc2/docs/sessions/s5_gg_dozith-geothermal-08.pdf
Le analisi sono state eseguite con il software sperimentale ”Previsio” non ancora pubblicato e validato dal mondo scientifico.
I risultati ottenuti non sono pienamente utilizzabili.
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