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domenica 2 aprile 2017

STRUTTURE RAMIFICATE E INTERAZIONE A DISTANZA TRA I TERREMOTI

L’analisi di differenti strutture ramificate alla scala locale e globale, evidenziano l’interazione di lungo raggio tra i terremoti più energetici e il loro innesco da parte di scosse più piccole, suggerendo che l’innesco può verificarsi da pochi minuti fino a decenni, a seconda della velocità di sviluppo della sequenza sismica e della sua struttura.
Le osservazioni e i risultati ottenuti fanno ipotizzare che le sollecitazioni statiche e dinamiche dei grandi terremoti sono in grado di innescare terremoti aggiuntivi sia nell’area epicentrale che a grande distanze e che gli effetti dei cambiamenti dovuti alle sollecitazioni statiche e dinamiche sono molto diverse.



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SEISMIC SEQUENCES’ BRANCHING STRUCTURES: LONG-RANGE INTERACTIONS AND HAZARD LEVELS

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http://www.scirp.org/Journal/PaperInformation.aspx?PaperID=71287



 Rappresentazione schematica della struttura ramificata del modello statistico a breve termine  ETAS (Epidemic Type Aftershock Sequence).

b)       Rappresentazione schematica della struttura ramificata del modello deterministico a breve termine PREVISIO (algoritmo RAMI).

Il cerchio di colore rosso indica il punto sorgente.

mercoledì 19 ottobre 2016

SEISMIC SEQUENCES’ BRANCHING STRUCTURES: LONG-RANGE INTERACTIONS AND HAZARD LEVELS

Abstract

Branching structures can provide early information on earthquakes preparation process, trigger stage, different breaking patterns that can occur before strong earthquakes and hazard levels reached in the area to be analyzed. In this study, we aim to understand the earthquakes long-range interactions which constitute the nodes of higher order seismic rods in the upper branching structure, and the hazard level reached in each developmental stage as well as to provide a warning time frame for the most energetic seismic events and a sound method to obtain information on the epicentral area. To this end, we have analyzed several branching structures by using both local and global seismicity. The analysis of different branching structures both on global and local scale highlights long-range interactions between the most energetic earthquakes and their triggering by smaller shocks, thus suggesting that the triggering can occur few minutes to decades before the earthquake, depending on a seismic sequence’s development speed and its structure.

di: Riga G., & Balocchi P.

Paper:
Riga, G. and Balocchi, P. (2016) Seismic Sequences’ Branching Structures: Long-Range Interactions and Hazard Levels. Open Journal of Earthquake Research, 5, 189-205. doi: 10.4236/ojer.2016.54016.


venerdì 14 ottobre 2016

TERREMOTO DELL’ITALIA E SEQUENZA SISMICA GIORNALIERA

CENTRALE ITALY EARTHQUAKE AND SEISMIC SEQUENCE DAILY

Gıulıo Riga e Paolo Balocchi

Nella figura è riportata la sequenza sismica giornaliera dal  24 agosto 2016 ad oggi  elaborata utilizzando l’evento sismico più energetico registrato durante ogni giorno di attività.
Dall’andamento dei dati di sismicità è possibile notare un pattern di rottura rettangolare discendente (Descending Rectangle Pattern) caratterizzato da oscillazioni dei valori di magnitudo all’interno di una fascia mediamente estesa (linee intere di colore rosso) che rappresenta la fase d’accumulo di energia prima di un evento energetico.
Il punto “A” rappresenta il punto in cui è avvenuto il superamento della linea di tendenza superiore (trendline degli aftershocks) del pattern rettangolare che è stato caratterizzato da un aumento del numero di scosse.
La fase di rilascio di energia fino alla data di elaborazione del grafico è coposta da un primo foreshock provvisorio accaduto il 08/10/2016 di magnitudo 3.9 Mw.
I triangoli di colore verde rappresentano i segnali di attenzione/allerta generati dalle microstrutture DB-3SE.
Essi hanno un ritardo rispetto alla scossa più energetica successiva di  1-3 giorni (un giorno è il ritardo più frequente).
Il target di magnitudo (TM)  di questo  pattern calcolato proiettando l’altezza del rettangolo dal punto di rottura è di 4.6 Mw circa.
In sintesi, si può osservare come, dall’analisi grafica della sequenza sismica è possibile ricavare alcune informazioni preliminari per capire l’evoluzione futura della sismicità. 

















































SEQUENZA SISMICA GIORNALIERA

Grafico aggiornato



























Grafico aggiornato






























Bibliografia

Riga, G. and Balocchi, P. (2016) Seismic Sequence Structure and Earthquakes Triggering Patterns. Open Journal of Earthquake Research, 5, pp. 20-34. doi: 10.4236/ojer.2016.51003


venerdì 7 ottobre 2016

TERREMOTI DELL’ITALIA E STRUTTURE RAMIFICATE

 ITALY EARTHQUAKES AND BRANCHING STRUCTURES

Gıulıo Riga e Paolo Balocchi

Sono state analizzate le strutture ramificate dei terremoti più forti presenti nella sequenza sismica mensile dell’Italia dal 1905 al 2016 costruita utilizzando l’evento di maggiore magnitudo registrato durante il mese.
Gli eventi utilizzati per questa analisi sono stati estratti dai cataloghi PDE-USGS dal 1905 al 1984 e ISIDE-INGV dal 1985 al 2016, fissando i range delle profondità ipocentrali  e dei valori della magnitudo in modo da ottenere una sequenza sismica con caratteristiche evolutive accettabili per l’analisi eseguita.
Nella figura 1 è riportata in modo grafico, la sintesi delle analisi   dei dati sismologici, relativi alla sequenza sismica dell’Italia dal 1905 ai giorni nostri, attraverso il metodo delle “strutture ramificate” (branching structures), dove è possibile ricavare delle informazioni sull’evoluzione spazio-temporale della sismicità osservata e fare considerazioni su quella futura.

I terremoti più energetici delle strutture ramificate individuate sono i seguenti:

1908 Terremoto della Sicilia
1976 Terremoto del Friuli
1980 Terremoto dell’Irpinia
1997 Terremoto dell’Umbria
2002 Terremoto di Palermo
2009 Terremoto de L’Aquila
2012 Terremoto dell’Emilia
2016 Terremoto di Amatrice

Dai dati di sismicità, è possibile individuare una prima struttura ramificata principale formatasi dopo il punto sorgente di Mw 7.2 del 28/12/1908,  caratterizzata da 5 stadi evolutivi che portano alla formazione del punto di innesco (TP) durante lo stadio di attivazione 1 (Trigger stage) e al segnale di allerta di Settembre 2008.
Tali stadi evolutivi rappresentano le fasi di accumulo di energia e di attivazione seguiti dalla fase di rilascio di energia di tipo “Progressive earthquakes” composta da due foreshoks e dal mainshock di Mw 6.1 de L’Aquila (06/04/2009).
I nodi dei rami sismici della struttura ramificata principale sono rappresentati da importanti eventi sismici: Irpinia, Ms 6.9 del 23/11/1980; Umbria, ML 5.8 del 26/09/1997; Palermo ML 5.6 del 06/09/2002.
All’interno di questa prima struttura evolutiva, sono presenti strutture minori dove i rami di ordine maggiore iniziano dai terremoti della Sicilia, Irpinia e Umbria (punti sorgente) i cui relativi TP  anticipano i forti terremoti collocati ai nodi della struttura ramificata principale.
Il terremoto de L’Aquila del 06/04/2009 ha determinato la formazione di una seconda e successiva struttura ramificata di 3° ordine, dove ai nodi dei rami sismici sono evidenziati dei terremoti importanti come quello dell’Emilia di Mw 5.8 del 20/06/2012.
La fase di accumulo di energia porta alla formazione di un TP e di un  segnale di allerta di breve periodo del Luglio 2016, che anticipano la fase di rilascio di energia di tipo “Progressive earthquakes” con il terremoto di Mw 6.0 di Amatrice del 24/08/2016.
Anche in questo caso, al suo interno è visibile una struttura ramificata di ordine minore, con il relativo TP che anticipa il terremoto dell’Emilia.
E’ evidente come i due segnali di attenzione di Settembre 2008 e quello di Luglio 2016 rappresentano il passaggio da una struttura ramificata e la successiva, definendo una relazione di continuità spazio-temporale tra l’accadimento dei diversi terremoti.
Inoltre si evidenzia come un ruolo importante lo gioca il terremoto de L’Aquila, che dall’analisi condotta con il metodo delle branching structures ha innescato il terremoto di Amatrice, probabilmente a causa della variazione dello stress di Coulomb.
Dall’analisi della sequenza sismica con il metodo adottato, è possibile ricavare informazioni sulla possibile evoluzione futura della sequenza.
Alla scala di osservazione (territorio nazionale), il terremoto di Amatrice rappresenta il punto sorgente di una struttura ramificata successiva di ordine minore ed anche un foreshock provvisorio che potrebbe portare allo sviluppo di un terremoto di magnitudo massima compresa tra Mw 7.0-7.5.
Tale range è ricavato dall’interpretazione grafica della struttura ramificata, utilizzando il ramo di 5° ordine.
 Figura 1 – Strutture ramificate dell’Italia.

Bibliografia

Falcucci, E., Gori, S., Moro, M., Pisani, A.R., Melini, D., Galadini F. and Fredi, P.(2011) The 2009 L'Aquila earthquake (Italy): What's next in the region? Hints from stress diffusion analysis and normal fault activity. Earth and Planetary Science Letters, 305, pp. 350–358.
Riga, G. and Balocchi, P. (2016) Short-Term Earthquake Forecast with the Seismic Sequence Hierarchization Method. Open Journal of Earthquake Research, 5, pp. 79-96. doi: 10.4236/ojer.2016.52006
Riga, G. and Balocchi, P. (2016) Seismic Sequence Structure and Earthquakes Triggering Patterns. Open Journal of Earthquake Research, 5, pp. 20-34. doi: 10.4236/ojer.2016.51003
Riga, G. and Balocchi, P. (2016) How to Predict Earthquakes with Microsequences and Reversed Phase Repetitive Patterns. Open Journal of Earthquake Research, 5, pp. 153-164. doi: 10.4236/ojer.2016.53012
Riga, G. and Balocchi, P. (2015) Il terremoto de L'Aquila di M 6.1 del 06 aprile 2009 e i suoi precursori sismici. GeoResearch Center Italy - GeoBlog, 12 (2015), ISSN: 2240-7847. Consultabile all’indirizzo internet: http://georcit.blogspot.it/2015/08/il-terremoto-de-laquila-di-m-61-del-06.html
Riga, G. and Balocchi, P. (2016)  Europe earthquakes and branching structures. Earthquake Prediction – Previsione dei Terremoti. Consultabile all’indirizzo internet: http://rigagiulio.blogspot.it/2016/09/europe-earthquakes-and-branching_22.html
Riga, G. (2016)  Terremoto dell’Italia Centrale-Struttura ramificata ( Central Italy Earthquake). Earthquake Prediction – Previsione dei Terremoti. Consultabile all’indirizzo internet: http://rigagiulio.blogspot.it/2016/08/terremoto-dellitalia-centrale-struttura.html
Stein, R. and Sevilgen, V. (2016) Italy earthquake leaves seismic gaps that were last filled by three large earthquakes in 1703. Temblor. Consultabile all’indirizzo internet: http://temblor.net/earthquake-insights/gaps-persist-beyond-ends-m6-2-rieti-italy-earthquake-progressive-sequence-large-shocks-struck-1703-1216/
Viti, M., Mantovani, E., Babbucci, D., Cenni, N. and Tamburelli, C. (2015) Where the next strong earthquake in the Italian peninsula? Insights by a deterministic approach. Bollettino di Geofiica Teorica ed Applicata Vol. 56, n. 2, pp. 329-350.

giovedì 22 settembre 2016

EUROPE EARTHQUAKES AND BRANCHING STRUCTURES

Giulio Riga e Paolo Balocchi

Il modello utilizzato per analizzare la sequenza sismica dell’Europa, basato sulla gerarchizzazione della serie temporale dei terremoti, dimostra che le sequenze sismiche si sviluppano secondo  stadi evolutivi simili e che il valore di magnitudo del mainshock associato ad una struttura  ramificata, dipende dal primo stadio evolutivo (ramo sismico di ordine maggiore).
La struttura ramificata è uno schema che consente di valutare graficamente l’entità del processo di preparazione del terremoto e quindi, contribuisce a delineare l’evoluzione passata e futura della sismicità di un’area. La loro individuazione avviene attraverso la considerazione che i valori di magnitudo dopo una scossa energetica, diminuiscono gradualmente sino al punto d’innesco (Trigger point) seguendo un processo di gerarchizzazione.
Di norma ad ogni struttura ramificata sono collegati uno o più terremoti medio-forti riguardanti una determinata area.
In alcuni casi, dopo la formazione del punto d’innesco (Trigger point) della struttura ramificata, si possono registrare  dei foreshocks di vario ordine che svolgono un ruolo importante nella preparazione del terremoto.
In questo caso la fase di rilascio di energia è caratterizzata da uno o più foreshocks e da uno o più  mainshocks.
Il modello  “Strutture ramificate”  rappresenta un approccio di analisi di previsione dei terremoti totalmente diverso da quelli conosciuti, avendo il pregio di considerare la struttura della sequenza sismica non solo come un’oscillazione dei valori di magnitudo, quanto come una successione di stadi evolutivi che possono iniziare parecchio tempo prima.
La figura 1 mostra come tutti i terremoti forti registrati nell’area analizzata (figura 2)  sono stati  preceduti da strutture ramificate (branching structures) di diversa durata temporale, il cui schema di sviluppo è in parte ampiamente prevedibile in quanto segue un andamento ben organizzato e riconoscibile.
In particolare, si nota come  alcune  strutture ramificate  si riproducano ciclicamente, rendendo possibile, se individuate in tempo, la formulazione di ipotesi sull’evoluzione futura della sequenza sismica.
Complessivamente, sulla base della posizione temporale dei punti sorgente (Source-point) è possibile osservare  una lunga fase di rilascio di energia (Release of energy stage) di tipo “Progressive Earthquakes” composta da cinque eventi sismici di magnitudo crescente (classificabili come foreshocks), iniziata con il terremoto della Grecia di magnitudo 5.5 Mw del 11/02/2010.
I ritardi tra i punti sorgente sono di circa 365 giorni.
Uno dei cinque punti sorgente è rappresentato dal terremoto dell’Emilia del 20/05/2012 che è stato preceduto da un punto d’innesco che si è formato il 17/05/2012 e da un foreshock.
Si nota come ogni singola struttura ramificata che si è sviluppata dal punto sorgente è caratterizzata da una fase di  accumulo di energia (Accumulation of energy stage)  e dal punto d’innesco (Trigger point) della fase di rilascio di energia (Release of energy stage).
Il mainshock è rappresentato dal terremoto di magnitudo 6.9 Mw registrato in  Grecia il 20/05/2014 che è stato preceduto da un foreshock e da un punto d’innesco formatosi il 04/04/2014.
La trendline (linea tratteggiata di colore nero)  dei punti sorgente consente di calcolare con sufficiente precisione quella del mainshock.
La fase di accumulo di energia che si è sviluppata dopo il terremoto della Grecia del  20 maggio del 2014 (punto sorgente) è composta da due eventi sismici di magnitudo decrescente nel tempo e con ritardi medi di circa 310 giorni.
Il secondo dei due eventi sismici è rappresentato dal terremoto dell’Italia centrale del 20/08/2016 il cui Tp, formatosi il 27/07/2016 è stato preceduto da un foreshock di magnitudo 5.2 mb registrato in Grecia il 30/07/2016.
Anche in  questa fase, il prolungamento della retta o trendline che unisce il mainshock con il terremoto  della Grecia del 17/11/2015 consente di calcolare con sufficiente precisione quella del terremoto dell’Italia centrale.
La struttura  ramificata che  si sta sviluppando dopo il terremoto della Grecia del 20 maggio del 2014 è composta da due rami sismici di quinto e quarto ordine( il ramo di terzo ordine è prossimo a formarsi).
La magnitudo minima associata alla struttura ramificata in formazione, calcolata dal punto medio del ramo sismico di ordine maggiore (linea tratteggiata di colore  rosso) è di 6.7 Mw, mentre la magnitudo massima, stimata sempre dal ramo di ordine maggiore è di 7.4 Mw circa.
Tenendo conto che  negli stadi evolutivi iniziali di formazione la struttura ramificata si sviluppa lentamente, mentre in quelli finali che precedono la fase di rilascio di energia, la diminuzione dei valori di magnitudo è molto rapida, si può ipotizzate l’accadimento dell’evento forte associato alla struttura ramificata in atto  nel 2017 circa, salvo modifiche nel tempo della struttura  evolutiva della sequenza sismica.

 L'oscillatore Aroon semplificato consente di avere informazioni  sul tipo di struttura ramificata (principale o secondaria)  in corso di formazione e sul grado di gerarchizzazione degli stadi evolutivi (se una struttura ramificata si trova in una fase di accumulo o di rilascio).
L’oscillatore è rappresentato con una linea  di colore rosso per indicare la fase di accumulo di energia e da una linea di colore verde per indicare la fase di rilascio di energia. La scala utilizzata dall’oscillatore varia da 0% a 100%.
L'oscillatore segnala una fase di rilascio di energia in corso, quando i valori sono crescenti, mentre quando sono decrescenti, segnala una fase di accumulo di energia in corso.
Più lontano è l'oscillatore dalla linea del 50%, più forte è la fase in corso.
Di solito, l’oscillatore è decrescente se si susseguono rami sismici dello stesso ordine.
Ci sono sostanzialmente altre situazioni di base per interpretare l'indicatore:

-          Oscillatore decrescente da 100% a 80%, indica l’inizio di una fase di accumulo di energia;
-          Oscillatore decrescente da 20% a 0%,  indica che la fase di accumulo di energia che si sta completando;
-          Oscillatore crescente da 80% a 100%,  indica che la fase di rilascio di energia che si sta rafforzando

 Bibliografia

Riga, G. and Balocchi, P. (2016) Seismic Sequence Structure and Earthquakes Triggering
Patterns. Open Journal of Earthquake Research, 5, pp. 20-34. doi: 10.4236/ojer.2016.51003.

Riga, G. and Balocchi, P. (2016) How to Predict Earthquakes with Microsequences and Reversed
Phase Repetitive Patterns. Open Journal of Earthquake Research5, pp. 153-164.

Riga, G. and Balocchi, P. (2016) Short-Term Earthquake Forecast with the Seismic Sequence
Hierarchization Method. Open Journal of Earthquake Research, 5, pp. 79-96.
doi: 10.4236/ojer.2016.52006.

lunedì 29 agosto 2016

TERREMOTO DELL'ITALIA CENTRALE: LA STRUTTURA RAMIFICATA

La struttura ramificata è uno schema che consente di valutare graficamente l’entità del processo di preparazione del terremoto e quindi, contribuisce a delineare l’evoluzione passata e futura della sismicità di un’area.
Tutti i terremoti forti sono preceduti da strutture ramificate di diversa durata temporale il cui schema di sviluppo è in parte ampiamente prevedibile in quanto segue un andamento ben organizzato e riconoscibile.
L’analisi della strauttura ramificata consente di  identificare nella fase di rilascio di energia alcuni pre-segnali (punti d’innesco) di vario ordine che consentono di prevedere in anticipo la posizione temporale dei foreshocks e del mainshock.
Le strutture ramificate  negli stadi evolutivi iniziali di formazione si sviluppano lentamente, mentre in quelli finali che precedono la fase di rilascio di energia, la diminuzione dei valori di magnitudo è molto rapida.
La loro individuazione avviene attraverso la considerazione che i valori di magnitudo dopo una scossa energetica, diminuiscono gradualmente sino al punto d’innesco (Trigger point) seguendo un processo di gerarchizzazione.
Di norma ad ogni struttura ramificata sono collegati uno o più terremoti medio-forti riguardanti una determinata area.
In alcuni casi, dopo la formazione del punto d’innesco della struttura ramificata, si possono formare dei foreshocks di vario ordine di magnitudo crescente che svolgono un ruolo importante nella preparazione del terremoto.
Tale approccio sviluppa un modello di previsione dei terremoti avente come punto di partenza l’analisi della sismicità di una zona di diversa ampiezza e fornisce una stima ragionevole anche della magnitudo attesa.
Il grafico allegato, elaborato con i valori di magnitudo uguali o maggiori di 2.5 M, riporta la struttura ramificata della fase di accumulo di energia che si è sviluppata dopo l’evento di magnitudo 5.2 ML registrato il 09-04-09 (punto sorgente).
La struttura ramificata è composta da cinque stadi evolutivi ed un primo punto d’innesco “TP”  della fase di rilascio di energia datato 25-08-16  al quale sono seguiti due foreshocks di bassa magnitudo (fase di rilascio di energia di tipo “Progressive earthquakes”).
L’ultimo punto d’innesco che precede il mainshock si è formato il 14-02-16.
Il valore minimo di magnitudo associato alla struttura ramificata è di 4.8 M,mentre il valore massimo di magnitudo, calcolato con il metodo grafico dal punto medio del ramo sismico di quinto ordine è di 5.8 ML (prossimo a quello registrato).
Il terremoto del 24 agosto 2016 ha successivamente generato una struttura ramificata di terzo ordine (stadio 4) dalla quale, dopo il punto d’innesco del 25-08-16, si è sviluppata una fase di rilascio di energia di tipo “Progressive earthquakes”, in cui le scosse più energetiche, sono state precedute da punti d’innesco di primo e secondo ordine.
Successivamente, il terremoto del 26-08-16 di magnitudo 4.8 ML ha attivato una nuova struttura ramificata caratterizzata da un primo ramo sismico definitivo di accumulo di energia di quarto  ordine (stadio 5) provvisorio.
La conferma di questo ramo sismico nei prossimi giorni attiverà una diminuzione progressiva della pericolosità della sequenza sismica (al momento il livello di pericolosità è alto).


Bibliografia

Riga, G. and Balocchi, P. (2016) Seismic Sequence Structure and Earthquakes Triggering
Patterns. Open Journal of Earthquake Research, 5, pp. 20-34. doi: 10.4236/ojer.2016.51003.
Riga, G. and Balocchi, P. (2016) How to Predict Earthquakes with Microsequences and Reversed
Phase Repetitive Patterns. Open Journal of Earthquake Research5, pp. 153-164.

Riga, G. and Balocchi, P. (2016) Short-Term Earthquake Forecast with the Seismic Sequence
Hierarchization Method. Open Journal of Earthquake Research, 5, pp. 79-96.
doi: 10.4236/ojer.2016.52006.

giovedì 24 settembre 2015

RELAZIONE TRA SISMICITÀ ED ATTIVITÀ DI ESTRAZIONE DI PETROLIO NELLA ZONA DI COALINGA (CALIFORNIA, USA)


Riassunto: Il terremoto di magnitudo 6.5 Mw del 2 Maggio 1983 si è verificato nei pressi dell’anticlinale attiva di Coalinga (California, USA), dove è presente uno dei principali campi petroliferi in produzione. L’evento principale ha causato una sequenza di assestamento, la cui distribuzione epicentrale coincide approssimativamente con l’area del giacimento. Attraverso questo lavoro si vuole esaminare la struttura della sequenza sismica, al fine di comprendere se il terremoto possa essere stato innescato dalle attività estrattive. Dall’analisi dei dati sismici si evince come lo schema evolutivo della fase di rilascio di energia è del tipo “progressive earthquake”, composto da foreshocks di magnitudo crescente. L’attività sismica dell’area studiata presenta una distribuzione spaziale non casuale ma legata allo stile strutturale dell’area ed all’attività di estrazione di petrolio. La scossa principale è avvenuta su una faglia principale di thust-ramp posta alla base di una piega, messa in evidenza dal meccanismo focale con un piano lievemente immergente a SW e parallelo all’asse dell’anticlinale, denominata San Joaquin thrusts-ramp. L’andamento temporale degli ipocentri relativi agli eventi registrati tra il 1982 ed il 1983 (fase di rilascio di energia) evidenzia una migrazione verso l’alto delle profondità in conseguenza allo stress tettonico compressivo ed una migrazione verso il basso degli eventi più energetici, inoltre dai dati analizzati si evince come sul fianco settentrionale della piega e nel suo nucleo è ben sviluppato uno stile tettonico a più segmenti di faglia, dove i confini geometrici  tra ogni segmento, sono ben definiti dalla posizione degli ipocentri delle scosse di assestamento e dai meccanismi focali, i quali non definiscono lo stesso piano di rottura. I risultati ottenuti dalle analisi effettuate suggeriscono una relazione tra la produzione di petrolio e la sequenza sismica del terremoto di Coalinga del 1983.


di: Giulio Riga e Paolo Balocchi

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sabato 1 agosto 2015

IL TERREMOTO DE L'AQUILA DI M 6.1 DEL 06 APRILE 2009 E I SUOI PRECURSORI SISMICI


Riassunto: allo stato attuale delle conoscenze scientifiche non è possibile rispondere con certezza assoluta su dove e quando l’evento sismico distruttivo si verificherà e sulle caratteristiche che avrà. Lo studio seguente, basato sull’analisi delle variazioni spazio-temporali della sequenza sismica de L’Aquila 2009, vuole dimostrare come prima del terremoto erano presenti degli elementi potenzialmente sfruttabili nel breve e brevissimo periodo, al fine di definire la sua evoluzione temporale. L’analisi della struttura della “bomba sismica” associata al terremoto de L’Aquila mostra uno schema gerarchizzato di tipo “progressive earthquake”, caratterizzato da un aumento temporale del tasso di sismicità. Inoltre  La focalizzazione dell’evento sismico con il modello sperimentale “Previsio” fornisce un valore coerente con quello del mainshock del 06 aprile 2009. E’ opinione degli Autori che la sismicità rappresenta un potenziale precursore, che oltre a caratterizzare la sequenza, può dare informazioni utili sula possibile localizzazione e magnitudo di un futuro mainshock.

di: Giulio Riga e Paolo Balocchi

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mercoledì 1 luglio 2015

LA SEQUENZA SISMICA DELL'EMILIA 2012: TERREMOTI NATURALI E ATTIVATI


Riassunto: il 20 maggio e 29 maggio del 2012, nella bassa modenese si sono verificati due eventi sismici rispettivamente di magnitudo 5.8 Mw e 5.6 Mw, causando  una sequenza di scosse di assestamento la cui distribuzione epicentrale si è estesa all'interno dell'area della concessione Mirandola. Ciò ha suggerito una relazione causale tra i due eventi principali del 20 e 29 maggio e la produzione di idrocarburi della concessione. In questo studio viene utilizzato un modello di calcolo sperimentale, attraverso il quale sono stati analizzati i dati ricalcolati, della sismicità strumentale dell'area, ricavati dal catalogo ISIDe dell’INGV, al fine di definire i terremoti naturali e attivati che ricadono nell’area del cratere sismico dell’Emilia del 2012, dove è presente la concessione Mirandola per la coltivazione di idrocarburi. I risultati ottenuti definiscono il terremoto del 20 maggio come evento naturale, mentre quello del 29 maggio come evento attivato dal mainshock precedente. Inoltre non si evidenziano legami tra le attività antropiche della concessione Mirandola e i mainshocks del 20 maggio e 29 maggio 2012.

di: Giulio Riga e Paolo Balocchi

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http://georcit.blogspot.it/2015/07/la-sequenza-sismica-dellemilia-2012.html



venerdì 13 marzo 2015

BOLLETTINO SISMICO 2014


Bollettino sismico 2014
di: Giulio Riga, Paolo Balocchi

Riassunto: il Bollettino sismico vuole raccogliere le informazioni relative all'attività sismica nazionale per l'anno 2014, individuando anche quelle aree del territorio che sono state più soggette a terremoti. Infatti ad un'analisi della sismicità alla scala nazionale, è stata aggiunta l'analisi della sismicità di 19 sequenze, individuate sulla base del numero di eventi rilevati nel periodo del 2014 e sulle caratteristiche sismotettoniche dell’area. I dati ricavati dal database ISIDe e NEIC, sono stati analizzati con due approcci differenti. Il primo riguarda lo studio statistico con cui è stato possibile rappresentare la variazione della sismicità dell'area interessata mediante grafici. Il secondo, di carattere previsionale è basato sui processi di preparazione e di iniziazione che conducono a grandi terremoti come bombe sismiche, anomalie, microstrutture evolutive, focalizzazione. Attraverso la descrizione della distribuzione dei sismi alla scala nazionale, è possibile definire un maggiore grado di pericolosità sismica per le regioni meridionali, rispetto a quelle settentrionali.


mercoledì 4 marzo 2015

I CLUSTER DELL’APPENNINO TOSCO-EMILIANO

I cluster sismici sono indicativi di strutture sismicamente attive i cui orientamenti possono essere stimati utilizzando il loro sviluppo temporale e spaziale.
Inoltre, quando i terremoti più energetici che si verificano in un cluster sono dei foreshock, è possibile l’accadimento di un forte terremoto la cui magnitudo sembra dipendere da quella del foreshock o dei foreshock, dalla loro posizione temporale all’interno del cluster.
Nella figura 1 sono indicati i cluster che si sono attivati nell’Appennino Tosco-Emiliano in epoche diverse in strutture che non hanno mostrato una forma predominante di attività sismica in passato.
In particolare, l’analisi delle informazioni sui raggruppamenti A e B, suggerisce un collegamento tra loro e probabilmente anche con gli altri.
Il cluster A che si sta sviluppando nella zona di Querciola-Gaggio Montano (BO) e che si è attivato il 15 febbraio del 2015, è costituito da 33 scosse di bassa magnitudo gran parte delle quali con ipocentro intorno ai 10 km (figura 2).
La sequenza temporale dei valori di magnitudo mostra due eventi di magnitudo 2.8 ML registrati rispettivamente il 24 e il 27 febbraio del 2015.
I valori di magnitudo tendono ad aumentare secondo la direzione SE-NW (figura 3), mentre la direzione di sviluppo del claster sembra essere collegata ad una struttura distensiva avente un orientamento SW-NE.
Il cluster B che si è sviluppato a Castiglione dei Pepoli-Monte Baducco (BO) è iniziato il 23 gennaio del 2015 a profondità ipocentrale di circa 10 km.
La sequenza dei valori di magnitudo, composta di 87 eventi (figura 4), mostra un foreshock di magnitudo 4.3 Mw, registrato il 23 gennaio del 2015-03-03, seguito da una fase di assestamento già completata.
La distribuzione spaziale dei valori di magnitudo riportata nella figura 5, mostra una direzione preferenziale SE-NW, mentre l’andamento temporale-spaziale degli epicentri, mostra una direzione di sviluppo del cluster NW-SE.
In sintesi, il cluster A potrebbe rappresentare un’attività adiacente al cluster B capace di produrre ulteriori sollecitazioni e forse anche la rottura dell’area previa accadimento di un foreshock di magnitudo 3.8-4.6 Mw.


 Figura 1. Ubicazione dei cluster
Figura 2. Andamento temporale dei valori di magnitudo e delle profondità ipocentrali del cluster "A".


























Figura 3. Distribuzione spaziale dei valori di magnitudo e spazio-temporale delle profondità ipocentrali del cluster "A".
























Figura 4. Andamento temporale dei valori di magnitudo e delle profondità ipocentrali del cluster "B".

























Figura 5. Distribuzione spaziale dei valori di magnitudo e spazio-temporale delle profondità ipocentrali del cluster "B".