Gıulıo Riga e Paolo Balocchi
Tutti i terremoti forti sono preceduti da strutture ramificate di diversa durata
temporale il cui schema di sviluppo è in parte ampiamente prevedibile in quanto segue un
andamento ben organizzato e riconoscibile.
L’analisi
di differenti strutture ramificate alla scala locale e globale e i risultati ottenuti fanno ipotizzare
un’interazione di lungo raggio tra i
terremoti più energetici.
Anche se non è stata
dimostrata questa interazione, probabilmente essa può
essere dovuta alle sollecitazioni statiche e dinamiche impartite dai
grandi terremoti che sono in grado di innescare altri terremoti sia nell’area epicentrale che a grandi distanze.
L’analisi della struttura ramificata rappresenta un significativo passo in avanti nello studio
dell’evoluzione spazio-temporale delle sequenze sismiche, mostrando
graficamente come i terremoti più energetici delle fasi di accumulo e di
rilascio di energia sono attivati da altri terremoti.
Inoltre, la sua evoluzione temporale può fornire informazioni importanti
sui tempi di accadimento e sui valori di magnitudo di eventi sismici futuri, in
chiave di possibile previsione.
Nella figura 1 sono mostrati gli eventi sismici, alla scala globale, di
magnitudo ≥ 6.5 M registrati dal 05/03/1921 al 01/09/2016. Si ricorda come il
terremoto del 22 maggio del 1960 si stato il più grande registrato
strumentalmente nel ventesimo secolo (9.6 Mw), seguito dal più recente terremoto
di Sumatra del 26 dicembre del 2004.
Figura 1
– Strutture ramificate dei terremoti più forti registrati nel mondo dal
05/03/1921 al 01/09/2016
La struttura
ramificata che ha preceduto il terremoto del Cile del 22 maggio del 1960
(Figura 2) inizia con un ramo di quarto
ordine avente origine nel terremoto del 04/11/1952 accaduto in Russia.
Il punto di
attivazione si è formato il 9 febbraio del 1960, mentre il ritardo tra il TP (Trgger point) ed il
mainshock è stato di 96 giorni (il punto d’innesco da parte di scosse più piccole, può verificarsi da pochi
minuti fino ad anni, a seconda della velocità di sviluppo della sequenza
sismica).
La fase
di rilascio di energia, di tipo “Progressive earthquakes” è composta da due
foreshocks di magnitudo crescente e da un mainshock.
I foreshocks di magnitudo 8.1 Mw e 8.6 Mw, accaduti rispettivamente il 21 e il 22 maggio hanno causato gravi
danni a Concepcion.
La magnitudo minima calcolata
dal punto medio del ramo di quarto ordine è di 8.8 Mw, mentre la massima di 9.6
Mw circa.
Il primo evento
energetico della fase di accumulo di energia che si è attivata dopo il
mainshock, mostra un evento di magnitudo 9.3 Mw accaduto il 28/03/1963 e preceduto da un foreshock di magnitudo 8.6 Mw con
epicentro nell’isole Kuril (Russia) registrato il 13/10/1963.
La struttura
ramificata da cui si è generato è
composta da cinque eventi sismici di magnitudo decrescente raccordati da rami sismici
di primo e secondo ordine.
Figura 2 – Struttura ramificata del
terremoto del Cile del 22/05/1960.
Un’analoga evoluzione
è mostrata dalla struttura ramificata
che si sta sviluppando dopo il terremoto di Sumatra (punto sorgente) del
26 dicembre del 2004 (Figura 3).
Essa è composta da sei
eventi sismici di magnitudo decrescente nel tempo che rappresentano i nodi dei due
rami sismici definitivi di quarto ordine e da rami sismici primo e secondo
ordine provvisori.
Nel breve periodo è
prevista la formazione del ramo di terzo ordine, mentre la magnitudo minima del mainshock associato
alla struttura ramificata in formazione, calcolata dal punto medio del ramo di
quarto ordine è di 9.05 Mw.
Figura 3 – Struttura ramificata post
terremoto di Sumatra del 26/12/2004.
Bibliografia
Riga, G.
and Balocchi, P. (2016) Seismic Sequence Structure and Earthquakes
Triggering Patterns. Open Journal of Earthquake Research, 5, 20-34.
Riga, G. and Balocchi, P. (2016) Short-Term
Earthquake Forecast with the Seismic Sequence Hierarchization Method. Open Journal of Earthquake Research, 5,
79-96.
Riga, G. and Balocchi, P. (2016) How to Predict Earthquakes with
Microsequences and Reversed Phase Repetitive Patterns. Open Journal of
Earthquake Research, 5, 153-164.
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